Rivoluzione nel Risparmio Italiano: L'Operazione Generali-Natixis Accende il Drammatico Allarme
2025-01-17
Autore: Giovanni
La situazione all'interno di Generali sta diventando critica. I tentativi di armonizzare gli interessi dei grandi azionisti, guidati dal presidente Andrea Sironi, sembrano destinati al fallimento. Proprio mentre si stava cercando di arrivare a un accordo per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione in programma per aprile, lunedì prossimo i consiglieri riceveranno una notizia sconvolgente. Philippe Donnet, l'attuale CEO, informerà il cda riguardo i colloqui in corso con Natixis, un'operazione che potrebbe trasferire ben 650 miliardi di euro di risparmi italiani in una nuova piattaforma creata in collaborazione con la francese Natixis. Questo passaggio potrebbe cambiare radicalmente il panorama del risparmio in Europa, creando un gigante da quasi 2.000 miliardi di euro di attivi gestiti.
Tuttavia, il progetto risveglia preoccupazioni senza precedenti. La memoria va alla controversa vendita di Pioneer da parte di Unicredit a Amundi nel 2016, un'operazione avvenuta con il silenzio inquietante di molti stakeholder. Ora, le voci di corridoio sul trasferimento dei risparmi italiani stanno sollevando bandiere rosse: l'autorità governativa dovrà essere coinvolta, soprattutto per questioni di 'golden power', vista la delicatezza della situazione.
Il conferimento di Natixis riguarderà masse di risparmi provenienti da varie fonti, mentre Generali conferirà l'intero capitale raccolto dai suoi sottoscrittori di polizze assicurative. Così facendo, c'è una possibilità concreta di perdere il controllo su una porzione significativa del nostro debito pubblico, un rischio di cui il Paese non può permettersi di ignorare la gravità.
Un ulteriore aspetto da considerare è il controllo della nuova entità. La joint venture prevede che GIH e Natixis detengano il 50% ciascuno. Tuttavia, la quota di Cathay Life in Generali complica le cose, dando di fatto il 42% diretto di proprietà degli asset a Generali, mentre il 50% andrà ai francesi. Addirittura, la gestione iniziale sarà affidata a Woody Bradford, all'oscuro della cultura aziendale Generali, sollevando ulteriori preoccupazioni.
Se non ci saranno cambiamenti significativi, questa operazione stravolgerà il gruppo assicurativo, privandolo della gestione dei flussi finanziari e dei poteri decisionali. È inquietante che tali novità non siano state condivise con i principali azionisti, in particolare con Delfin e Caltagirone, che attualmente dipendono da notizie di stampa per rimanere informati.
Inoltre, è evidente un conflitto di interessi poiché Mediobanca, primo azionista della compagnia, svolge un ruolo di advisor in questa operazione. Ciò rappresenta un'asimmetria informativa che potrebbe minare la fiducia nell'intero processo decisionale. Con tali premesse, ogni decisione di rilevanza dovrebbe assolutamente essere portata all’assemblea straordinaria, per rispettare i diritti degli azionisti e evitare responsabilità in capo agli amministratori.
Un altro punto controverso è la pressante necessità di realizzo dell’operazione, a meno di due mesi dal rinnovo del consiglio di amministrazione. Questa esigenza di accelerare i tempi sta sollevando dubbi e preoccupazioni nel settore, specialmente considerando le implicazioni sulla gestione di 650 miliardi di euro. Il Comitato investimenti di Generali è stato convocato per domenica e il cda per lunedì, il che suggerisce che le decisioni potrebbero già essere state prese senza il dovuto coinvolgimento dei soci.
Qualora il piano venisse approvato, sarà difficile per qualsiasi operazione similare non affrontare le obiezioni attraverso il golden power, che ha già dimostrato di proteggere l'italianità in opera industriale come Pirelli. La questione è molto più urgente di quanto si pensi, e le prossime settimane potrebbero rivelarsi decisive per la stabilità del risparmio nazionale.