Medici di base in crisi: la riforma che potrebbe stravolgere il rapporto con i pazienti
2025-01-14
Autore: Luca
Il mondo dei medici di base è in subbuglio a causa della proposta di riforma che prevede la trasformazione dei liberi professionisti in dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questa mossa non si limita a cambiare la loro posizione lavorativa, ma potrebbe avere gravi riscontri anche dal punto di vista previdenziale, creando ripercussioni per l'Enpam, l'ente previdenziale dei medici e odontoiatri, che si troverebbe in difficoltà e potrebbe gravare ulteriormente sulle casse dello Stato.
L'intenzione del governo è quella di trasferire i medici di base all'interno di 1.400 nuove case di comunità, finanziate con 7 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, molti medici temono che questa riforma porti a uno svuotamento della loro professione e a un deterioramento del servizio offerto ai pazienti. La possibilità di mantenere un rapporto diretto e fiduciario con i pazienti, fondamentale per garantire cure personalizzate e continue, sarebbe messa a rischio in un contesto simile a quello di un ospedale.
A ciò si aggiunge il fatto che con il passaggio da liberi professionisti a dipendenti, vi è il rischio che Enpam perda iscritti, portando a un possibile assorbimento nell'INPS, il che comporterebbe ulteriori oneri per il bilancio pubblico. I medici, diventando dipendenti pubblici, inizierebbero a versare i propri contributi all'INPS, cambiando radicalmente gli equilibri attuali.
LE PROSPETTIVE
Non è ancora stata presentata la bozza finale della riforma, ma i recenti rumor indicano che il Ministero della Salute sta pianificando di assumere i medici di base e i pediatri di libera scelta come dipendenti pubblici, superando l'attuale sistema di convenzionamento. Ciò potrebbe comportare una significativa riduzione del numero di liberi professionisti attivi, stimati attualmente intorno ai 37 mila. Gli attuali medici dovrebbero fornire tra le 14 e le 16 ore di lavoro settimanale nelle strutture pubbliche, comunque, per garantire la disponibilità di personale per le nuove case di comunità.
IL PROGRAMMA
Anche grazie alla missione 6 del PNRR, l'Italia ha allocato significative risorse per migliorare l'assistenza primaria e le strutture sanitarie sul territorio, mirando a ridurre la pressione sugli ospedali riservati ai casi acuti. Tuttavia, con un deficit di 15 mila medici negli ospedali, i medici di base sono visti come una risorsa fondamentale per coprire queste carenze.
Tuttavia, la reazione dei medici al cambiamento non è positiva. Temono che il passaggio a dipendenti pubblici possa aggravare la qualità del servizio, poiché i pazienti beneficiano di un legame più diretto e personale con i loro medici di famiglia rispetto a quanto potrebbe realizzarsi nelle nuove strutture. Inoltre, con circa 28 mila medici che saliranno in pensione entro il 2030, inclusi i pediatri, la necessità di una forza lavoro adeguata si fa ancor più urgente.
I sindacati avvertono che è possibile rafforzare il personale nelle case di comunità senza una radicale modifica del contratto di lavoro esistente. Negli accordi recenti è previsto che i medici di base forniscano un totale di 20 milioni di ore di servizi al SSN, con flessibilità di gestione degli orari di lavoro. Senza una riforma radicale, potrebbe essere possibile continuare a garantire assistenza di qualità e stabilità finanziaria per l'Enpam.