
Le Invenzioni di "Fantozzi": Un Fenomeno Culturale Che Resiste e Ispira
2025-03-27
Autore: Alessandra
Il 27 marzo 1975 segna un capitolo fondamentale nella storia del cinema italiano: l'uscita di "Fantozzi", il primo di una serie di dieci film che continuano a far ridere e riflettere anche dopo cinquant'anni. L'iconico Paolo Villaggio, l'uomo dietro il personaggio, ha ogni volta raccontato che gli spettatori si identificano nel misero ragionier Fantozzi, vedendo in lui i propri vicini o colleghi, ma mai se stessi. Questa bizzarra dettatura identifica in Fantozzi non un semplice personaggio comico, ma una sorta di specchio della società italiana degli anni '70.
Fantozzi nasce da una rubrica sul settimanale "L'Europeo", un'opera che ha conosciuto un successo strepitoso con oltre un milione di copie vendute. Villaggio trae ispirazione dalla sua esperienza lavorativa presso la Cosider, un'azienda siderurgica, ponendo l'accento sul mondo aziendale e sulla condizione operaia. Il termine 'Fantozzi', in realtà, era il cognome di un collega, ma la sua figura cattura anche delle sfumature più ampie, come quelle di ragionier Bianchi, un ex-compagno di lavoro che aveva la scrivania sotto una scala, proprio come il suo alter ego cinematografico.
Il personaggio si evolve da un mero script di carta a un'idea vivente, grazie anche alla sua apparizione nel programma "Quelli della Domenica", dove Villaggio crea il suo iconico look con basco e accento inconfondibile. "Fantozzi" materiali la mitologia della vita corporate, presentando una galleria di personaggi indimenticabili, dalla moglie Pina alla figlia Mariangela, fino agli infiniti comprimari all'interno della 'megaditta'.
Il lessico di Fantozzi è diventato un elemento di culto, con frasi come "agghiacciante" e "mostruoso" addirittura entrate nel linguaggio comune, adattandosi perfettamente al contesto tragico e comico in cui il protagonista si dibatte. La voce narrante di Villaggio, definita "voce lupata" per il suo timbro cavernoso, ha dato un ulteriore strato di profondità alle avventure del ragioniere più sfortunato d'Italia.
Il mondo di Fantozzi riflette la società italiana del dopoguerra, che, mentre lottava per una nuova identità, si confrontava con un sistema di privilegi nobiliari e le crescenti influenze aziendali. Le figure dei megadirettori, talvolta rappresentati in modo quasi mistico, contribuiscono a delineare la critica sociale di Villaggio, dove Fantozzi sogna e delira sotto il peso di una cultura repressiva, con evidenti richiami alla religione cattolica.
La notorietà di Fantozzi non si limita all'Italia: i suoi film hanno trovato un'accoglienza appassionata anche nell'allora Unione Sovietica. Durante la presentazione de "Il secondo tragico Fantozzi" al Festival di Mosca nel 1976, Villaggio racconta di quanto fosse ansioso riguardo alla reazione del pubblico, specialmente per una battuta sull'agghiacciante "Corazzata Kotiomkin". Sorprendentemente, quella battuta scatena una risata fragorosa, trasformando il film in un simbolo di liberazione anche tra le masse sovietiche.
Il duo Villaggio-Salce ha saputo mantenere vivo il genio di Fantozzi, anche se con il tempo la qualità dei film è diminuita, e Villaggio stesso ha ammesso che il successo ha radici profonde, nonostante alcune produzioni tardive siano state occasionate più da motivazioni economiche. Nonostante tutto, Fantozzi continua a vivere nel cuore degli italiani, utilizzato come punto di riferimento per descrivere le difficoltà quotidiane e le ingiustizie che la vita spesso riserva. I riferimenti a Fantozzi, come la frittatona di cipolle e le poltrone di pelle umana, sono entrati nel lessico collettivo, dimostrando che, a distanza di decenni, il suo impatto non solo è vivo, ma è più attuale che mai.