Salute

Dall'India arrivano 10.000 infermieri per salvare il SSN in crisi: si rischia di aumentare le tensioni?

2024-11-09

Autore: Francesco

L'Italia è pronta ad accogliere 10.000 infermieri dall'India per affrontare le gravissime carenze di personale nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questa proposta, avanzata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, ha suscitato un acceso dibattito nel settore. Le Regioni saranno responsabili del reclutamento degli infermieri indiani, seguendo un modello già applicato in Lombardia, dove sono stati assunti professionisti sudamericani. L’idea è di permettere ad ogni area di gestire autonomamente le proprie necessità, mentre il Ministero fungerà da intermediario per garantire le competenze linguistiche e professionali dei nuovi arrivi.

Secondo Schillaci, la formazione degli infermieri indiani è di alta qualità, però i sindacati hanno espresso forti preoccupazioni, sostenendo che questa mossa è solo un palliativo per una situazione ben più complessa. “Stiamo assistendo a una toppa peggiore del buco. È necessario un vero valore aggiunto alla professione, sia dal punto di vista economico che organizzativo”, ha dichiarato Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up.

Il 20 novembre è stato proclamato uno sciopero nazionale da parte di infermieri e medici, in segno di protesta contro il piano finanziario del governo, che prevede solo 1,3 miliardi di euro per il sistema sanitario. Questa mobilitazione mira a portare alla luce la frustrazione accumulata nel tempo, in un contesto in cui mancano circa 65.000 infermieri, partendo da una scarsa attrattiva del lavoro e stipendi mediati, che sono inferiori di ben il 24% rispetto ai loro colleghi degli altri Paesi OCSE.

A peggiorare la situazione, le università italiane stanno sfornando sempre meno professionisti: solo 17 laureati in infermieristica per 100.000 abitanti, contro 43 per gli altri Stati dell'Unione Europea. Questo rappresenta un chiaro allerta per un futuro che si preannuncia drammatico, con una vera e propria “gobba pensionistica” che colpirà il settore nei prossimi dieci anni, con l'uscita dal lavoro di 18.000 infermieri annui.

Il fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari è aumentato negli ultimi anni: nel 2023, il 40% degli infermieri ha segnalato di aver subito aggressioni, in aumento del 10% rispetto all'anno precedente. Questo clima di stress e insicurezza spinge molti professionisti a cercare opportunità all'estero, con circa 30.000 infermieri italiani già attivi in altre nazioni, costando allo Stato un investimento di almeno un miliardo di euro per la loro formazione.

Per colmare le lacune, l'Italia ha già accolto negli anni oltre 38.000 infermieri stranieri, con circa 25.000 professionisti attivi nel nostro Paese, ma i sindacati avvertono dei rischi legati alla qualità dell'assistenza che si può fornire. Nonostante non si possa negare il valore degli infermieri stranieri, emergono preoccupazioni su come un paziente anziano potrebbe comunicare in un contesto dove la lingua potrebbe rappresentare una barriera insormontabile. De Palma ha sottolineato che è riduttivo pensare che un professionista indiano possa padroneggiare la lingua italiana in un breve periodo, specialmente considerando le complessità del nostro sistema sanitario.

In un clima di crescente discontento, la questione dell'assistenza sanitaria in Italia si fa sempre più urgente. È fondamentale che le autorità competenti non solo reclutino personale, ma che investano anche nella valorizzazione e nella valorizzazione degli infermieri già presenti nel sistema. Solo così si potrà garantire un'assistenza di alta qualità per tutti i cittadini.