Case automobilistiche in crisi: richiedono aiuti pubblici dopo anni di profitti record
2024-11-08
Autore: Francesco
È un dramma! Le case automobilistiche europee, da Stellantis a Volkswagen, si trovano in una situazione critica con ricavi e profitti in calo. La domanda di auto sta diminuendo, mentre i prezzi continuano a salire. E non solo: l'industria automobilistica cinese sta avanzando a passi da gigante, producendo veicoli tecnologicamente più sofisticati a costi inferiori. Negli ultimi dieci anni, l'Europa ha perso il suo status di guida globale nel settore delle auto, soprattutto per quanto riguarda il mercato dell'elettrico, dove la Cina ha ormai preso il comando. Le case automobilistiche europee ora si rivolgono ai governi per sussidi e incentivi, chiedendo aiuti per accelerare nella transizione verso un futuro più verde.
Non sorprende che la crisi sia così profonda, considerando che l'evoluzione del settore elettrico e la riduzione delle emissioni erano prevedibili. Molte aziende, purtroppo, si sono adagiate sugli allori, trascurando gli avvisi e le sfide imminenti. Adesso, invocano il sostegno dello stato e, di conseguenza, dei contribuenti, sottolineando che senza questo aiuto ci sarebbero inevitabili chiusure, licenziamenti e potenziali delocalizzazioni. La recente decisione del governo italiano di cancellare miliardi di euro destinati al settore, influenzando in particolare Stellantis, ha suscitato un'onda di preoccupazione tra i sindacati e, in misura minore, tra i produttori stessi.
Ma davvero le case automobilistiche hanno bisogno del nostro denaro ora? I dati sono innegabili: il settore ha registrato profitti record negli ultimi tre anni. Stellantis e Volkswagen, per esempio, hanno incassato quasi 50 miliardi di euro in profitti dal 2021 al 2023, con Stellantis che ha fatto segnare utili di oltre 18 miliardi nel 2023. Anche i suoi concorrenti come Mercedes e BMW non sono stati da meno, con profitti di 45 e 42 miliardi rispettivamente. Renault, pur avendo guadagnato meno (5 miliardi), è riuscita comunque a riprendersi da una situazione difficile.
Questi anni, influenzati dalla pandemia di COVID-19 e da altre incertezze, hanno permesso ai costruttori di alzare i prezzi grazie a un'offerta limitata, ma questa strategia non sarebbe durata a lungo. Infatti, le scorte di liquidità di cui le aziende dispongono oggi sono senza precedenti: dal 2018 al 2023, Stellantis, Volkswagen e BMW hanno accumulato riserve considerevoli, passando rispettivamente da 48, 29 e 20 miliardi di euro. Anche Mercedes può vantare oltre 30 miliardi. Nonostante ciò, una parte significativa dei profitti è stata destinata agli azionisti, con dividendi e programmi di riacquisto azioni.
Nel 2023, Stellantis ha distribuito 6,6 miliardi di euro ai suoi azionisti, un importo che supera i 4,3 miliardi del 2022, e ha pianificato ulteriori riacquisti di azioni per 3 miliardi nel 2024. In quattro anni, gli azionisti hanno ricevuto ben 23 miliardi, di cui la maggior parte a favore di Exor, la holding olandese della famiglia Agnelli-Elkann, che detiene il 15% della società. Anche Volkswagen non è stata da meno, assegnando quasi 10 miliardi di euro nel 2023 e altri 5 miliardi nel 2024.
In questo contesto, la richiesta di aiuti pubblici da parte delle case automobilistiche solleva interrogativi: dovremmo offrire sostegno a un settore che ha dimostrato di saper generare profitti enormi, o dovremmo chiedere loro di affrontare le conseguenze delle loro scelte strategiche? La sfida è aperta, e le decisioni dei governi europei nei prossimi mesi saranno cruciali per il futuro dell'industria automobilistica.