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14 mesi di rifugio in una chiesa: una storia di resistenza e speranza

2024-12-23

Autore: Marco

Domenica 22 dicembre, il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ha celebrato una messa di Natale straordinaria nella chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, un evento molto atteso. Questa chiesa è l'unica struttura cattolica nella Striscia, e dall'inizio del conflitto con Israele, circa 500 persone hanno trovato rifugio tra le sue mura. Molti di loro non escono da ottobre 2023, vivendo in condizioni di precarietà e paura. Tra i rifugiati ci sono non solo cristiani, ma anche musulmani, bambini disabili e membri del clero.

Prima dell'escalation della guerra, nella Striscia di Gaza risiedevano poco più di mille cristiani, con 46 vittime registrate e molti altri che hanno abbandonato la regione. Coloro che sono rimasti si trovano prevalentemente in due chiese: la Sacra Famiglia e quella di San Porfirio. La chiesa della Sacra Famiglia è diventata un ospedale, un rifugio e, in alcuni casi, un cimitero, come descritto dal parroco Gabriel Romanelli.

La chiesa ha adottato misure di emergenza prima dell’inizio del conflitto, accumulando cibo, medicine e beni di prima necessità. Tuttavia, le risorse sono state rapidamente esaurite, e la situazione si è aggravata con i continui bombardamenti. Aiuti umanitari iniziarono a fluire grazie al supporto della Chiesa cattolica e di organizzazioni internazionali, che collaborano per razionare le forniture tra i rifugiati e le famiglie circostanti.

Nonostante il pericolo imminente, incluso il tragico evento di dicembre 2023 in cui dei cecchini israeliani hanno aperto il fuoco nella struttura, la comunità ha scelto di rimanere. Il patriarca Pizzaballa ha evidenziato che coloro che si trovano all'interno non sanno dove andare, ponendo in evidenza l'assenza di luoghi sicuri nel territorio.

Grazie a innovazioni locali, come pannelli solari e un pozzo all'interno della chiesa, la vita ha trovato una parvenza di normalità. Romanelli ha avviato un programma educativo per oltre 150 studenti e ha continuato a celebrare la messa regolarmente, mantenendo viva la spiritualità in un momento tanto difficile.

Quest'anno, la comunità ha celebrato il suo secondo Natale in guerra, decorando l'albero e allestendo un presepe. Dopo aver ricevuto la notizia della negazione dell’accesso a Gaza, Pizzaballa è riuscito a visitare la chiesa pochi giorni prima di Natale. Questo segno di solidarietà diventa un simbolo importante di speranza per una popolazione che è rimasta resilienti in un contesto di crisi. La loro determinazione a rimanere uniti e a far fronte alle avversità è un messaggio potente di sopravvivenza e di fede.