Ue, i Socialisti dicono No alla Revisione del 2025 per il Divieto delle Auto a Combustione
2024-12-28
Autore: Alessandra
Le ultime dichiarazioni da Bruxelles gettano ombre sul futuro delle politiche ambientali nel settore automobilistico. Roxana Minzatu, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue e membro del gruppo socialista, ha chiuso le porte a una revisione anticipata del regolamento che prevede la fine della produzione di motori termici entro il 2035. In risposta a un’interrogazione parlamentare, Minzatu ha sostenuto che tale regolamento fornisce «certezza per produttori, fornitori e investitori, offrendo tempo sufficiente per pianificare una transizione equa» e ha aggiunto che la Commissione dovrà preparare una relazione sui progressi entro il 2025, sulla base della quale verrà effettuata una revisione nel 2026.
In contrasto, il commissario europeo ha annunciato che si lavorerà per garantire un ruolo significativo per i carburanti sintetici, attraverso modifiche mirate al regolamento durante la prossima revisione. Questo rappresenterà anche un'opportunità per assicurare una transizione giusta, considerando i cambiamenti delle condizioni globali.
La Germania sostiene fortemente la dottrina dei carburanti sintetici, mentre l'Italia è propensa verso i biocarburanti, che attualmente non sono riconosciuti nel panorama delle fonti energetiche alternative. Recentemente, il Partito Popolare Europeo (PPE) ha sollecitato un’accelerazione della revisione del regolamento sull'automotive, chiedendo di anticipare la discussione al 2025 per «correggere» la legislazione esistente.
Il settore automobilistico europeo sta affrontando una crisi profonda: a novembre, le immatricolazioni sono calate del 2% rispetto allo scorso anno. In questo contesto precario, una nuova minaccia si profila all'orizzonte: nel 2025 entreranno in vigore sanzioni severe per le case automobilistiche che non raggiungeranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Se questa misura sarà confermata, marchi importanti come Volkswagen e Stellantis potrebbero affrontare multe che si aggirano tra i 15 e i 17 miliardi di euro.
Questa situazione si intreccia con le crescenti preoccupazioni per i posti di lavoro nel settore, già messi a dura prova da un notevole calo delle vendite, chiusure di stabilimenti e delocalizzazioni in atto, generando un clima di incertezza e preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati. È fondamentale per le autorità europee e i governi nazionali trovare un equilibrio tra politiche ecologiche e sostenibilità economica.