
Tasse italiane: perché non calano mai e dove si paga di più
2025-03-17
Autore: Francesco
Introduzione
Da anni si sente ripetere da tutti i leader politici che le tasse sarebbero state ridotte. Silvio Berlusconi affermava di non aver mai ‘messo le mani nelle tasche degli italiani’, mentre Matteo Renzi bragged di un ‘impegno senza precedenti nella storia repubblicana’ per abbattere le tasse. Giuseppe Conte prometteva ‘il maggiore taglio fiscale degli ultimi anni’, e la premier Giorgia Meloni ha ribadito che ‘non ci sarebbero state nuove tasse per i cittadini’. Tuttavia, un’analisi più profonda rivela che, dal 2001 a oggi, la pressione fiscale è passata dal 40% al 42,8% (dati Ocse), nonostante le promesse.
La situazione dell'evasione fiscale
In un Paese come l'Italia, dove l'evasione fiscale si avvicina ai 84 miliardi di euro all’anno e l'economia sommersa è stimata in circa 182 miliardi, le finanze pubbliche necessitano di essere sistematicamente ristrutturate. Le dichiarazioni di politici si traducono infatti in un continuo gioco di schiena: mentre la spesa pubblica non diminuisce, le tasse, invece, aumentano.
Il pallino passa ai sindaci
A livello regionale, negli ultimi dieci anni, diverse aree dell’Italia – tra cui Toscana, Campania e Emilia Romagna – hanno aumentato l’addizionale regionale Irpef, con incassi che hanno raggiunto i 2 miliardi di euro in più. La situazione nei Comuni è altrettanto preoccupante: i sindaci affermano di dover ‘fare il lavoro sporco’ quando si tratta di aumentare le tasse locali. Recentemente, il consiglio comunale di Modena ha innalzato l’addizionale comunale Irpef al massimo consentito, portandola allo 0,8%, una necessità motivata dal mantenimento dei servizi.
Incremento delle spese locali
Un’analisi condotta dall’Istituto per la finanza e l’economia locale (Ifel) ha evidenziato che dal 2015 al 2024 le famiglie italiane hanno visto un incremento di 4 miliardi di euro nelle spese per imposte locali e servizi comunali. La manutenzione degli edifici pubblici, l’assistenza sociale e le spese per il personale sono solo alcuni esempi di spese in aumento.
Spese in crescita e tagli ai trasferimenti
Nel 2010, i trasferimenti dallo Stato superavano i 21 miliardi di euro, coprendo oltre il 40% delle entrate correnti dei Comuni. Oggi, colpiti dalla legge sul federalismo fiscale e dalla crisi finanziaria, i trasferimenti sono scesi a 12 miliardi, costringendo i comuni a finanziarsi autonomamente per quasi l'80% delle entrate. Ciò ha portato a un aumento significativo dell’aliquota massima dell'addizionale Irpef, che ha visto il numero di comuni che la applicano salire dal 12% nel 2010 al 52% nel 2023, con un balzo dell'aliquota da 4,6 miliardi a 6,3 miliardi in dieci anni.
Incremento della Tari
Anche la Tari, l’imposta sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti, ha visto un incremento, con famiglie che nel 2023 potrebbero pagare cifre ben superiori a quelle di qualche anno fa: in alcune città, aumenti fino al 61% sono stati registrati. La stima totale per tale imposta è passata dai 8,6 miliardi del 2015 a 9,7 miliardi oggi.
Conclusione
In conclusione, nonostante le promesse politiche di riduzione delle tasse, la realtà è che i cittadini italiani si trovano a fronteggiare un incremento dei costi a causa di tasse locali più elevate e di un sistema di trasferimenti statali sempre più scarso. Secondo Andrea Ferri dell’Ifel, la situazione è destinata a rimanere critica: ‘I Comuni non possono più gestire le spese ordinarie senza aumentare ulteriormente le tasse’.