
Sofia Stefani, la vigilessa uccisa: terribili rivelazioni su un contratto di sottomissione sessuale
2025-03-17
Autore: Alessandra
INTRODUZIONE
BOLOGNA - Emergono particolari inquietanti nella drammatica vicenda di Sofia Stefani, la vigilessa assassinata in circostanze misteriose. Secondo quanto emerso nel processo contro Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola, i due avrebbero firmato, il 18 maggio 2023, un "contratto di sottomissione sessuale". Durante l'udienza, la procuratrice aggiunta Lucia Russo e l'avvocato Andrea Speranzoni hanno evidenziato come nel documento Gualandi si autodefinisse "padrone", ribadendo un controllo totale sulla Stefani, descritta come sua "schiava".
IL DELITTO
Gualandi, 63 anni, è accusato dell'omicidio volontario della 33enne, avvenuto il 16 maggio 2024, un colpo di pistola esploso dall'arma in dotazione dell'imputato all'interno del suo ufficio. Nonostante Gualandi sostenga si sia trattato di un incidente, le evidenze raccolte in aula contestano sia la sua versione dei fatti che la dinamica della relazione tra lui e Stefani.
PROVE INQUIETANTI E MENTI INDECISE
L'accusa ha messo in luce un quadro allarmante: "Nei momenti tragici che hanno preceduto l'omicidio, si trovava intrappolato in un castello di bugie", ha dichiarato la procuratrice. A supporto di questa tesi, si è evidenziato che sull'arma non sono state trovate tracce biologiche o impronte della vittima, ma solo di Gualandi stesso. Inoltre, la testimonianza della pm ha rivelato la distorsione della verità da parte dell'imputato, il quale ha affermato che Sofia fosse incinta, un informazione rivelatasi infondata.
LA RELAZIONE TRA I DUE
Il rapporto tra i due si è consolidato nonostante i notevoli squilibri di potere, dovuti sia alla differenza d'età sia alla vulnerabilità di Stefani. Questo ha creato una relazione caratterizzata da oscillazioni di affetto e conflitti, culminata tragicamente. Dopo una pausa di pochi giorni a causa della scoperta della moglie di Gualandi, la relazione sembrerebbe essere ripresa in segreto, rendendo Gualandi un autoproclamato prigioniero delle sue stesse menzogne.
DIFESA: "UN GIOCO INNOCENTE"
La difesa di Gualandi ha tentato di minimizzare la rilevanza del "contratto di sottomissione", sostenendo che si tratti di un gioco ispirato al famoso romanzo "50 sfumature di grigio". L'avvocato Claudio Benenati ha affermato che questo tipo di documento non ha alcun valore legale e non potrebbe mai influenzare i comportamenti delle persone coinvolte. Tuttavia, l'avvocato Speranzoni ha ribattuto, sottolineando come tale contratto fosse inaccettabile nel contesto lavorativo e professionale di un comandante e un'agente di polizia, lasciando interrogativi inquietanti sulla vera natura della loro relazione.