Finanze

Russia in crisi: conflitto interno al Cremlino e tensioni con la Banca Centrale

2025-03-25

Autore: Chiara

Mosca, la situazione politico-economica nel cuore del Cremlino sta vivendo una tempesta senza precedenti. Vladimir Putin ha rivolto aspre critiche alla Banca Centrale Russa (CBR), accusandola di soffocare l'economia nazionale con una politica monetaria considerata troppo restrittiva. Secondo l'Institute for the Study of War (ISW), la tensione tra il Cremlino e la governatrice Elvira Nabiullina si sta intensificando, specialmente a seguito del tasso d'interesse chiave fissato al 21%, un dato che preoccupa le imprese russe già gravate dalle sanzioni economiche imposte dopo l'invasione dell'Ucraina.

Fonti vicine al Cremlino, riportate dal canale Telegram "The Kremlin Whisperer", suggeriscono che Putin stia cercando di utilizzare la Banca Centrale come capro espiatorio per le conseguenze disastrose nel panorama economico. L'intenzione è chiara: distogliere l'attenzione dalla narrazione di un'economia forte e resiliente, colpita duramente dalle sanzioni occidentali. Inoltre, la Camera dei Conti della Federazione Russa ha avviato un'ispezione senza precedenti sulle politiche della CBR dal 2022 al 2024, un passo visto come un tentativo di esercitare pressione su Nabiullina.

Putin sembra determinato a placare il malcontento tra la comunità imprenditoriale, attribuendo le colpe alla Banca Centrale. Mentre la politica restrittiva di Nabiullina cerca di contenere un'inflazione ufficiale del 10,1%, il tasso reale potrebbe superare il 25% a causa della crescente spesa per le operazioni militari e della carenza di manodopera. Le aziende russe, sottoposte a pressioni enormi dai costi energetici e dalle spese logistiche, lamentano l’insostenibilità di un tasso d'interesse così alto.

Secondo il Centro russo per l'analisi macroeconomica, un'impresa manifatturiera su cinque destina ben due terzi dei suoi utili al pagamento del debito, una chiara indicazione della precarietà del sistema economico attuale. Boris Grozovski, esperto di economia russa, avverte che la rigida politica monetaria della CBR sta praticamente schiacciando le aziende e che le interazioni con il Cremlino possono potenzialmente generare ulteriore instabilità.

Se il Cremlino decide di non aumentare ulteriormente il tasso d'interesse, risulta evidente il rischio di compromettere l'indipendenza della Banca Centrale, rendendo difficile la gestione dell'economia in un contesto di conflitto prolungato. L’ISW ha segnalato che ci sono segnali di malessere crescente: il settore energetico, in particolare quello del gas e del carbone, sta affrontando difficoltà notevoli. Inoltre, secondo Grozovski, la pressione su Nabiullina, mai così intensa, potrebbe far presagire la necessità di un cambio di leadership alla Banca Centrale, o addirittura un tentativo di limitare ulteriormente la sua autonomia.

In conclusione, le tensioni al Cremlino sono un campanello d’allarme non solo per l’economia russa, ma anche per il futuro politico di Vladimir Putin. La questione dell'indipendenza della Banca Centrale, in tempi di crisi, si configura come un nodo cruciale per la stabilità del regime e la capacità di affrontare i crescenti problemi interni.