Scienza

Riutilizzabili o usa e getta? Il caos italiano sulle stoviglie di plastica e il «buco nero» delle certificazioni

2025-03-31

Autore: Maria

Un'indagine di Legambiente ha rivelato un paradosso inquietante in Italia: la maggior parte dei prodotti di plastica venduti come «riutilizzabili» non fornisce alcuna informazione su come possano realmente essere riutilizzati. Ci sono migliaia di articoli sugli scaffali dei supermercati italiani, dai piatti ai bicchieri, che sono etichettati come riutilizzabili ma vengono utilizzati come usa e getta.

Il report di Legambiente ha esaminato 317 prodotti di plastica, tra cui il 57% piatti, 27% bicchieri, 12% posate e il restante 4% coppette e vassoi, appartenenti a settanta marche diverse. I risultati sono allarmanti: il 38% dei prodotti non specifica quanti lavaggi siano consentiti, mentre il 60% non fornisce indicazioni sulle temperature di lavaggio. Sorprendentemente, più del 90% dei prodotti non menziona nemmeno la possibilità di utilizzo in microonde o il lavaggio in lavastoviglie.

Inoltre, le certificazioni sulla resistenza dei materiali sono spesso assenti. Dei 317 prodotti analizzati, solo 110 presentano almeno una certificazione, e solo il 30% di queste attesta la «resistenza meccanica al lavaggio in lavastoviglie», fondamentale per considerare un prodotto davvero riutilizzabile. La mancanza di indicazioni riguarda anche lo smaltimento: il 19% dei prodotti non fornisce alcuna informazione su come smaltire il prodotto una volta giunto a fine vita.

Secondo Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, questa situazione è un paradosso italiano. La direttiva europea del 2020 sulla plastica monouso richiede che gli Stati membri definiscano parametri tecnici per identificare prodotti riutilizzabili. Tuttavia, il decreto legislativo italiano del 2021 non ha stabilito tali parametri, permettendo così a molti vecchi articoli monouso di rimanere sul mercato sotto nuove etichette.

Questo caos normativo ha ripercussioni su aziende che hanno investito nella produzione di bioplastiche e alternative sostenibili. Legambiente ha chiesto al governo Meloni di affrontare urgentemente questo vuoto normativo per fermare la vendita di questi prodotti fuorvianti e garantire maggiore trasparenza al consumatore. La situazione richiede attenzione immediata, per proteggere non solo l'ambiente, ma anche i consumatori da scelte errate e ingannevoli.