Finanze

Più di 2.000 aziende italiane in crisi: quali brand rischiano il fallimento?

2025-01-23

Autore: Giovanni

Negli ultimi tre anni, oltre 2.000 aziende italiane hanno avviato procedure di composizione negoziata della crisi, un dato allarmante che evidenzia un aumento del 60% in un solo anno. Questo fenomeno riflette un periodo di crescente difficoltà finanziaria per molte imprese, influenzato da vari fattori, tra cui le crisi geopolitiche, l'andamento della domanda globale, e la transizione verso pratiche più sostenibili.

Marchi noti e industrie strategiche fanno parte di questo contingente a rischio. L’industria del retail, da sempre un settore forte per l’Italia, si trova ora a fronteggiare una situazione critica, con molte aziende incapaci di mantenere i livelli di produzione e vendita necessari per sopravvivere in un contesto di mercato volatile.

Nonostante gli sforzi per prevenire il fallimento e il licenziamento di migliaia di lavoratori, le statistiche sono preoccupanti: nel monitoraggio di Unioncamere del 12 novembre 2024, sono state presentate ben 1.963 istanze, con oltre 100 nuove domande solo nell'ultimo mese. La procedura negoziata non prevede l'intervento dell'autorità giudiziaria, ma è essenziale che le aziende in crisi riescano a ristrutturare i propri debiti e a riorganizzare le loro attività.

Tra i brand che più soffrono, troviamo Conbipel, Coin e Kasanova, noti marchi che stanno affrontando chiusure di punti vendita e una potenziale perdita di migliaia di posti di lavoro. Il gruppo Coin ha già deciso di chiudere 8 negozi, mentre Conbipel potrebbe mettere a rischio fino a 1.000 lavoratori.

Le ripercussioni non si limitano al settore retail: anche nomi importanti nel settore industriale come Panariagroup, Cln Group e Pro-Gest stanno cercando soluzioni per contenere le perdite e ristrutturare i debiti. La crescente inflazione e il balzo dei costi energetici sono tra le principali cause di questa crisi, a cui si aggiungono speculazioni sui materiali e una domanda in calo.

In risposta a questa situazione critica, sono attualmente 34 i tavoli di crisi aperti presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con una significativa attenzione verso marchi come Eni Versalis e Berco, dove oltre 105.974 lavoratori rischiano di perdere il posto.

La questione occupazionale è cruciale: la perdita di posti di lavoro non solo impatterebbe le famiglie italiane, ma comprometterebbe anche lo sviluppo industriale del Paese. È evidente, quindi, che l'Italia deve affrontare urgenti politiche di supporto e ristrutturazione per evitare una crisi economica più profonda e garantire un futuro sostenibile per le sue aziende e i suoi lavoratori.