
Perché le parole “non vengono”? «Non è per forza demenza, a volte è colpa del multitasking»
2025-03-27
Autore: Matteo
A tutti noi è capitato di trovarci in una situazione in cui le parole non arrivano. Spariscono come un mago e ci lasciano impreparati. Ma cosa succede nel nostro cervello quando questo accade? Secondo il neurochirurgo Giorgio Fiore, esperto in neuroscienze presso l'Irccs Ca' Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ci sono diverse cause alla base di questa difficoltà, tra cui invecchiamento, stress, multitasking, disattenzione e mancanza di sonno, che così ostacolano l'efficace formazione di memorie forti.
Il multitasking, in particolare, è un problema moderno. Viviamo in un'epoca in cui siamo costantemente distratti da smartphone, computer e impegni vari. Fiore sottolinea che, quando proviamo a ricordare una parola, si attiva una complessa interazione tra l'ippocampo e la corteccia cerebrale. Infatti, la ricerca condotta presso l'University College London ha dimostrato che aree differenti del cervello contribuiscono in modi diversi al processo di memorizzazione e recupero delle parole. Anche se ci si è sempre concentrati sull'ippocampo, la corteccia cerebrale è fondamentale poiché immagazzina strutture mnemoniche simili a scaffali dove i ricordi si organizzano – perché non tutte le parole sono collocate ordinatamente, e il cervello deve continuamente fare spazio per quelle nuove.
Quando cerchiamo di richiamare un ricordo, il cervello compie un vero e proprio "gioco di squadra" tra diverse aree. Il direttore d'orchestra, l'ippocampo, seleziona le informazioni pertinenti dalla corteccia cerebrale e, a volte, a causa della perdita di neuroni, questo meccanismo può incepparsi, rendendo il processo di recupero delle parole una vera sfida. Questo fenomeno è comune con l'età, e la perdita di neuroni è una parte normale del processo di invecchiamento. Tuttavia, l'attività fisica è un grande alleato poiché stimola la rigenerazione neuronale, contribuendo a mantenere la memoria agile.
Fiore afferma che dimenticare le parole non è un inequivocabile segno di demenza. Infatti, nelle forme di demenza, la perdita di neuroni nella corteccia rende difficile la creazione di nuovi ricordi, rendendo quelli più antichi più stabili. Anche l'abuso di alcol e la mancanza di attenzione giocano un ruolo cruciale: se mentre torniamo a casa parliamo al telefono e mettiamo le chiavi in un luogo diverso, è altamente probabile che non ci ricorderemo mai dove le abbiamo posate, perché in quel momento la nostra attenzione era altrove.
Ma cosa succede esattamente quando ci troviamo in questa situazione di vuoto? Fiore spiega che il nostro cervello va in cerca di parole come in un'elezione: può attingere a diversi termini che potrebbero essere rilevanti ma, a volte, il termine corretto viene oscurato da opzioni sbagliate. Se, per esempio, stiamo cercando di descrivere un fiore come una rosa, il cervello potrebbe suggerirci anche geranio e tulipano senza che noi possiamo influenzare questa selezione. Se il termine “tulipano” emerge più forte nella nostra memoria, sarà difficile per noi ricordare che stiamo parlando di una rosa. È un po' come avere un partito troppo forte nel nostro cervello: continuerà a distarci fino a quando non riusciremo a creare un nuovo, solido ricordo della rosa.
In sintesi, dimenticare può sembrare banale, ma dietro a questo fenomeno si nasconde una complessità straordinaria del cervello umano. E mentre il multitasking continua a mettere alla prova la nostra memoria, non dimentichiamoci di dedicarci anche a momenti di attenzione consapevole e attività fisica per migliorare la salute del nostro cervello.