Tecnologia

Mentre eravamo distratti, è iniziato il Tecnofascismo

2025-03-19

Autore: Giulia

Dopo la vittoria di Donald Trump, molti miliardari della Silicon Valley si sono affrettati a cercare di ingraziarsi il neo presidente, una situazione che nasconde ben più inquietanti alleanze. Risalendo al 2016, i leader della tech valley avevano già manifestato la loro adesione al potere, ma otto anni dopo, la dinamica è cambiata: il mondo digitale non è più sufficiente. I colossi tech aspirano a governare anche il mondo reale e il prezzo da pagare sembra essere la restaurazione di Trump, un sacrificio che considerano accettabile.

Sotto la facciata progressista della Silicon Valley si annidano da tempo atteggiamenti misogini, razzisti e reazionari. Si può sostenere che la base di questo fenomeno sia stata coltivata nel terreno fertile di idee sul potere e il dominio, e proprio su questa sinergia tra la visione di Trump e le ambizioni della tech valley, si erge una nuova ideologia, che ha preso il nome di tecnofascismo.

Le origini del Tecnofascismo

Nonostante la sua reputazione di innovatore progressista, la Silicon Valley è radicata in storie di sfruttamento e disuguaglianza. Già negli anni '90, visionari e ricercatori sottolineavano i rischi del tecnofascismo. Secondo l'autore Michael S. Malone, la Silicon Valley stava generando una "rivoluzione digitale che scartava i deboli e i vulnerabili". Inoltre, negli anni '90, George Gilder vibrava accuse nei confronti dell'industria hi-tech, associandola a una pericolosa femminilizzazione del business.

Idee pericolose e maestri di pensiero, come Julius Evola, sono stati riabilitati nei circoli delle alte sfere. Investitori come Peter Thiel hanno abbracciato questi pensieri, promuovendo un approccio elitarista al potere, basato sulla superiorità di alcuni individui. Allo stesso modo, filosofi come Nick Land hanno offerto una giustificazione ideologica all'accelerazione della crisi sociale e alla disgregazione dei valori democratici.

Un copione già scritto

I Giganti della tecnologia, influenzati da questa ideologia reazionaria, sono diventati portavoce di un modello aziendale che celebra la mascolinità e l'individualismo estremo. L'emergere di questa nuova visione sta modificando profondamente il tessuto democratico della società. Mark Zuckerberg, ad esempio, ha messo in luce l'importanza di un'"energia mascolina" all'interno di una cultura aziendale che per anni si è vantata di essere innovativa e inclusiva.

La Silicon Valley, spinta da un desiderio di libertà economica e da un’ideologia condivisa, si sta espandendo in aree pericolose, guadagnando supremazia culturale e politica. Con la frase “Move fast and break things”, il settore tech avvisa che i cambiamenti avverranno rapidamente e senza troppi riguardi per le tradizionali strutture democratiche.

Dobbiamo chiederci: quali saranno le conseguenze di questo cambiamento silenzioso? È ora di affrontare la realtà che la tecnologia non è affatto neutrale. Al contrario, esprime e amplifica poteri e ideologie. Oggi più che mai è necessario vigilare, perché il futuro della democrazia è in gioco e il tempo per agire è ora.