La probabilità probabilmente non esiste
2024-12-30
Autore: Maria
David Spiegelhalter, noto statistico inglese, estrae una moneta dalla tasca e chiede al pubblico quale sia la probabilità di ottenere "testa" nel lancio. La risposta corale è di "50 percento". Dopo aver lanciato la moneta e raccolto il risultato, Spiegelhalter chiede nuovamente: qual è la probabilità ora che sia "testa"? Nonostante l'incertezza, la maggior parte delle persone continua a rispondere "50 percento", ma la situazione è cambiata radicalmente: l'incertezza passa da una dimensione aleatoria a una dimensione epistemica, cioè la questione riguarda ciò che non si conosce piuttosto che ciò che si può prevedere.
Alla fine, rivela che la moneta è truccata, avendo "testa" su entrambe le facce, a dimostrazione di quanto spesso la nostra comprensione della probabilità si basi più sulla fiducia che su calcoli matematici. Spiegelhalter, che ha dedicato oltre cinquanta anni allo studio della probabilità, sostiene che la sua definizione venga frequentemente interpretata in modo errato, distaccandosi dalla realtà umana. Con un passato accademico che include il prestigioso Cambridge, oggi è impegnato nella divulgazione scientifica, scrivendo libri e partecipando a conferenze ed eventi.
Spiegelhalter racconta di come il suo pensiero sia stato influenzato dai lavori del matematico Frank Plumpton Ramsey e del famoso statistico italiano Bruno De Finetti, che negli anni '20 e '30 del secolo scorso avanzarono l'idea che la probabilità non fosse altro che una misura di fiducia personale in base alle informazioni disponibili.
Questo pensiero si ricollega al metodo bayesiano sviluppato da Thomas Bayes nel XVIII secolo, che sottolineava l'importanza delle convinzioni individuali rispetto a dati puramente statistici. Ciò è particolarmente vero negli eventi aleatori, nei quali la vera esistenza di un esito viene compresa solo dopo il suo verificarsi. Ad esempio, nella Formula 1, le vittorie di un pilota non possono definire la sua probabilità di vincere la corsa successiva, in quanto ogni gara presenta variabili uniche.
Spiegelhalter sottolinea che la probabilità è una costruzione umana; da 50 anni riflette su questo concetto, e ha recentemente pubblicato articoli su riviste prestigiose come Nature, evidenziando il fatto che la maggior parte degli studi scientifici utilizzano valori di probabilità – ma egli sostiene che questi valori non rappresentano realtà oggettive, bensì convinzioni soggettive talvolta poco credibili.
Un esempio chiaro riguarda le previsioni meteo, dove invece di provare a confrontare probabilità astratte con eventi reali (che possono avvenire o meno), le misurazioni sono soggette a valutazioni personali. Si tende a pensare che un dato come "70% di probabilità di pioggia" abbia un fondamento solido, ma in realtà, la pioggia alla fine può soddisfare solo uno dei due esiti: o è piovuto o non è piovuto.
Spiegelhalter esplora anche la soggettività nella valutazione della probabilità. Se posso vedere una moneta prima del lancio, la mia valutazione sarà più certa rispetto a una situazione in cui la moneta è lanciata da qualcun altro in modo casuale. Questi concetti si estendono anche ad ambiti complessi, come la valutazione del rischio durante una pandemia.
Infine, egli evidenzia che ci sono campi, come la meccanica quantistica, in cui la probabilità assume connotazioni diverse, con eventi subatomici che possono verificarsi con probabilità fisse. Tuttavia, nella vita quotidiana, queste situazioni rimangono lontane dalla nostra esperienza diretta.
Spiegelhalter conclude che la probabilità è un concetto complesso e, sebbene ci siano situazioni nelle quali possiamo calcolare le probabilità in modo chiaro, come nei giochi d'azzardo, in altri settori, la probabilità è un modo per esprimere la nostra incertezza sulla base di interpretazioni soggettive. In sostanza, la probabilità, come molti filosofi e matematici hanno tentato di fondare nel corso dei secoli, rimane un argomento intrinsecamente difficile e controverso. Le parole di Spiegelhalter risuonano forti: "Nel mondo di tutti i giorni, la probabilità probabilmente non esiste, ma spesso è utile pretendere che esista". Questo pensiero provoca una riflessione profonda su come viviamo e interpretiamo la realtà attorno a noi.