
La crisi dell'industria automobilistica europea: dalle macchine diesel all'elettrico
2025-03-19
Autore: Giulia
L'industria automobilistica europea si trova in una situazione critica, da cui sembra difficile uscire. Le case automobilistiche sono impantanate in un vicolo cieco, in parte a causa di scelte sbagliate e mancanza di visione nel passato.
Il recente passato ha visto il Gruppo Volkswagen, un colosso dell’industria automotive, ridurre il proprio utile netto da 18 miliardi di euro nel 2023 a una previsione di 12,39 miliardi di euro nel 2024, accompagnata da un piano drammatico per riduzione dei costi. Sono stati previsti oltre 35.000 tagli di posti di lavoro, un chiaro segnale che la tempesta si sta avvicinando.
Anche Ford Europa ha affrontato gravi difficoltà, con circa 20.000 dipendenti licenziati negli ultimi quattro anni e una perdita di quasi 5 miliardi di euro che la casa madre americana ha dovuto coprire. La decisione di abbandonare modelli tradizionali come la Fiesta per puntare verso la mobilità elettrica si sta rivelando una mossa rischiosa, considerando che le nuove elettriche, come Capri ed Explorer, si basano su piattaforme già esistenti anziché su innovazioni proprie.
La crisi non risparmia nemmeno Nissan, che ha tagliato 9.000 posti di lavoro, e Jaguar, che ha dovuto fermare le attività in attesa di lanciare una nuova gamma di veicoli elettrici. Le promesse di elettrificazione fatte da vari produttori sono state spesso smentite da fatti concreti, come la recente cancellazione della MC20 Folgore da parte di Maserati.
Ma come abbiamo raggiunto questo punto critico? Il tutto è cominciato con il "dieselgate" nel 2015, quando Volkswagen fu scoperta a manomettere i dati delle emissioni per rispettare le normative, causando danni enormi alla propria reputazione e all'intero settore. Ciò ha portato a un cambiamento radicale e a un'urgente necessità di adattarsi al mercato delle auto elettriche. Ma il passaggio non è stato veloce e senza problemi.
Oggi, mentre giustamente si cerca di promuovere l'auto elettrica, il vero dilemma si trova nella loro sostenibilità. La produzione di un veicolo elettrico emette il 70% in più di CO2 rispetto a un'auto tradizionale, e per essere veramente eco-sostenibili, devono essere alimentati da fonti di energia rinnovabile. Inoltre, l'industria sta affrontando sfide significative a causa della pandemia di Covid-19 e della guerra in Ucraina, che hanno aumentato i costi delle materie prime e delle catene di fornitura.
Mentre i produttori europei cercano di resistere, la concorrenza dei produttori cinesi, che hanno abbracciato l'elettrico anni fa, cresce. La Cina produce il 90% delle batterie elettriche del mondo e ha un vantaggio significativo nel settore. Questo fa sorgere interrogativi sull'abilità delle case automobilistiche europee di competere in un futuro orientato all’elettrico, specialmente nel segmento delle auto a basso costo.
Le prospettive per i produttori generalisti sono cupe, e molti di loro si trovano in difficoltà nel mantenere un equilibrio tra costo e qualità. D'altra parte, i marchi premium sembrano meno vulnerabili, dato che i consumatori affezionati continueranno a investire in automobili di lusso. Nel frattempo, l'idea di un futuro automobilistico sempre più ibrido sembra sempre più concreta, e modelli economici di auto elettriche, come la Volkswagen ID.1 o la nuova Renault Twingo, potranno rivelarsi cruciali.
In attesa di vedere come si evolverà il mercato, resta da chiedersi: riusciranno i produttori europei a reinventarsi e ad emergere dalle difficoltà attuali, o saranno inevitabilmente superati dalla ferrea concorrenza cinese?