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La Corte Suprema Indiana Si Oppone alla 'Giustizia delle Ruspe': Un Passo Verso Diritti Maggiori?

2024-11-13

Autore: Alessandra

La Corte Suprema indiana ha preso una decisione storica, stabilendo che le demolizioni di case appartenenti a persone accusate di reati sono illegali e violano "i principi di base del diritto". Questa pronuncia segna un chiaro contrasto con la diffusione della cosiddetta "giustizia delle ruspe", una pratica controversa che ha guadagnato terreno soprattutto in stati governati dal partito del primo ministro Narendra Modi, il BJP (Bharatiya Janata Party).

Le demolizioni, giustificate con la scusa che le abitazioni siano abusive, hanno colpito in particolare le minoranze religiose, con un focus sui musulmani, e gli oppositori politici del governo. Prima di questa sentenza, in diverse regioni tra cui Delhi e stati come Assam, Gujarat, Haryana, Madhya Pradesh e Uttar Pradesh, le ruspe venivano attuate senza preavviso, portando via le case anche prima di un verdetto definitivo sui crimini imputati.

Ora, la Corte ha stabilito nuove regole: deve passare almeno quindici giorni dall’ordine di demolizione prima che le ruspe possano entrare in azione. Durante questo periodo, i proprietari avranno la possibilità di fare ricorso e di proteggere i propri beni. Questa decisione è stata accolta con favore da diverse associazioni, tra cui Amnesty International, che hanno denunciato come le demolizioni fossero utilizzate come strumento di repressione contro il dissenso e per colpire specificamente la comunità musulmana.

I musulmani rappresentano circa il 14% della popolazione indiana, pari a circa 200 milioni di persone, ma negli ultimi anni hanno subito discriminazioni sistematiche. Ad esempio, durante gli scontri religiosi nello stato di Haryana l'anno scorso, il governo locale ha ordinato la demolizione di oltre 750 strutture – fra abitazioni, negozi e altre proprietà, tutte di musulmani – avvenuta in soli quattro giorni.

La giustificazione delle autorità per tali azioni è sempre stata che si trattava di edifici abusivi, un’affermazione che molti considerano ingiustificata data l’alta incidenza di demolizioni tra chi appartiene a comunità già svantaggiate.

Dal 2014 Modi ha guidato l’India con l’ambizione di trasformare il paese in una nazione maggiormente influenzata dai valori induisti. Questa visione ha alimentato teorie del complotto, tra cui l’idea di una "sostituzione etnica" e la percezione degli indiani musulmani come "infiltrati". La sua retorica sempre più divisiva ha contribuito a un aumento degli episodi di violenza religiosa e a politiche discriminatorie.

Con questa nuova sentenza, ci si chiede se l'India si muoverà mai verso una maggiore equità e giustizia per tutte le sue minoranze. Sarà questo un cambiamento significativo nel panorama politico e sociale del paese, o un semplice ritocco alla facciata della giustizia? La lotta per i diritti dei musulmani in India prosegue e il monitoraggio della situazione rimane cruciale.