La recente sconfitta di Kamala Harris contro Donald Trump ha lasciato i suoi sostenitori in stato di shock, tra cui spicca il nome di Roberto Speranza, ex ministro della Salute italiano e noto sostenitore della vicepresidente. In un gesto di sostegno inusuale, Speranza ha persino intrapreso una lunga traversata oceanica per partecipare alla Convention democratica di Chicago, con l'intento di dare il suo appoggio a Kamala nella corsa alla Casa Bianca.

Tuttavia, il risultato finale è stato disastroso: una sconfitta sonoramente umiliante per Harris nelle mani del tycoon repubblicano. Ma la sua presenza a Chicago non è passata inosservata. "Ho fatto un'ora di fila per entrare", ha kommentato Speranza su social media, condividendo una foto in cui mostra trionfante un cartello di sostegno a Kamala. "Chicago è la città del vento - ha continuato - e forse proprio da qui può partire una stagione nuova per gli Stati Uniti".

Ma i commenti al post non si sono fatti attendere: un utente ha sarcasticamente scritto, "Se c'è Roberto Speranza a supportare Kamala Harris, allora Donald Trump può iniziare a organizzare il trasloco per la Casa Bianca". Un altro ha avuto parole al vetriolo, dicendo: "Se è vero, restaci. E a mai più rientro". In effetti, il sostegno di Speranza non sembra aver portato fortuna a Kamala Harris.

Aggiungiamo un elemento di contesto: le recenti elezioni hanno aperto un ampio dibattito sull'efficacia delle campagne di sostegno internazionale tra figure politiche di paesi diversi. In Italia, molti si interrogano sull'impatto reale che le influenze esterne possono avere sulle dinamiche politiche locali. E mentre i sostenitori si disperano, inizia a circolare l'idea che forse, dietro la simbologia di Speranza, ci sia molto di più di una semplice scelta di sostegno: un avviso per il futuro della politica democratica, non solo in America ma in tutto il mondo.