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Jolani agli alawiti: 'Arrendetevi prima che sia troppo tardi'

2025-03-07

Autore: Matteo

Il leader siriano Ahmad Sharaa, noto come Jolani, ha lanciato un appello disperato agli insorti della minoranza alawita, legata al deposto presidente Bashar al-Assad, esortandoli a deporre le armi "prima che sia troppo tardi". Le sue dichiarazioni giungono dopo che l'Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato il tragico bilancio di almeno 162 civili alawiti uccisi dalle forze di sicurezza.

Jolani ha promesso di "continuare a lavorare per il monopolio delle armi nelle mani dello Stato", affermando che "non ci saranno più armi non regolamentate". La sua comunicazione è stata chiara: "Avete attaccato tutti i siriani e commesso un errore imperdonabile. Deponete le armi e arrendetevi prima che sia troppo tardi."

Le notizie di violenze sono sempre più allarmanti. Le recente esecuzioni di massa, i lanci di barili-bomba dagli elicotteri e i rastrellamenti casa per casa hanno portato alla morte di oltre 150 persone, tra cui civili innocenti come donne, anziani e bambini. Questi attacchi sono stati perpetrati da miliziani jihadisti, non solo siriani, ma anche stranieri, principalmente nella regione costiera di Latakia e nell'entroterra centrale di Hama, territori storicamente associati al regime di Assad.

L'uso di barili-bomba, un'orrenda tattica impiegata in passato dal governo di Assad contro le popolazioni sunnite, è ora stato adottato da jihadisti sunniti contro le comunità alawite. La violenza si è rapidamente diffusa nelle aree di Latakia, includendo città come Baniyas e la valle dell'Oronte, con scene devastanti di corpi di civili ammassati e famiglie distrutte.

Video scioccanti hanno mostrato il dramma umano in corso, con madri disperate che piangono i loro cari uccisi. I report rivelano che i massacri più feroci si sono verificati a Mukhtariye (Latakia) e a Arze (Hama), dove folle inferocite hanno sostenuto i miliziani filogovernativi, intonando slogan contro gli alawiti mentre le case venivano ridotte in cenere.

Queste violenze sono esplose dopo un attacco alawita contro una pattuglia governativa a Latakia, facendo scattare una brutale caccia all'uomo contro presunti membri del regime. Questo clima di terrore ha portato gli alawiti a piangere non solo la loro perdita, ma anche il martirio di intere famiglie, accusate di avere legami con il regime. Nelle ultime ore, molti alawiti che avevano storicamente opposto resistenza al regime sono stati brutalmente assassinati.

In un contesto di silenzio assordante, l'autoproclamato presidente Ahmad Sharaa, che ha preso il potere dopo un'offensiva lampo, continua ad essere assente dalla narrazione pubblica sull'argomento, nonostante le atrocità commesse dalle sue milizie. Nel frattempo, i rapporti di violazioni ai diritti umani continuano a emergere, mentre il Ministero della Difesa di Damasco mantiene una posizione ambigua, dichiarando che gli obiettivi delle operazioni sono stati raggiunti, pur esortando a non colpire "civili e le loro proprietà". La situazione in Siria rimane tragicamente instabile, lasciando interrogativi sul futuro e sulla possibilità di una vera riconciliazione.