
Jolani agli alawiti: 'Arrendetevi prima che sia troppo tardi'
2025-03-08
Autore: Matteo
Il leader siriano Ahmad Sharaa, noto come Jolani, ha lanciato un appello accorato agli insorti della minoranza alawita legata all'ex presidente Bashar al-Assad, esortandoli a deporre le armi "prima che sia troppo tardi". Questa dichiarazione segue un recente rapporto dell'Osservatorio siriano per i diritti umani che racconta di almeno 162 civili alawiti uccisi dalle forze di sicurezza.
"Avete attaccato tutti i siriani e commesso un errore imperdonabile. È giunto il momento di fermarsi e arrendersi", ha affermato Jolani, promettendo di continuare a lavorare per garantire che le armi siano monopolizzate dallo Stato e che non ci siano più armi non regolamentate in circolazione.
La situazione è diventata drammatica in diverse aree, tra cui la regione costiera di Latakia e l'entroterra di Hama, con notizie di esecuzioni di massa, attacchi aerei con barili bomba e violenze indiscriminate contro le comunità alawite. Sono stati riportati più di 150 morti, inclusi donne, anziani e bambini, a causa di una violenta offensiva condotta da miliziani jihadisti, tra cui gruppi stranieri.
Queste atrocità ricordano i tragici eventi della guerra civile siriana iniziata nel 2011, quando il regime di Assad scatenò una feroce repressione contro i manifestanti. I barili bomba, in passato utilizzati dai militari di Assad contro le aree sunnite, sono ormai impiegati anche da gruppi jihadisti contro le comunità alawite.
Filmati scioccanti, che mostrano i corpi di civili ammassati e le famiglie in lutto, hanno iniziato a circolare sui social media, suscitando indignazione e orrore. I scontri sono scoppiati dopo un'aggressione da parte di miliziani alawiti contro forze governative, portando a una violenta vendetta che ha colpito anche famiglie di alawiti storicamente in opposizione al regime di Assad.
Il silenzio dell'autoproclamato presidente Ahmad Sharaa, che ha preso il potere dopo un'offensiva supportata dalla Turchia, è inquietante mentre le violenze continuano ad aumentare. Nel frattempo, SyriaTv, una rete recentemente emersa come portavoce del nuovo governo, ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani compiute durante le operazioni militari, mentre il ministero della difesa di Damasco minimizza la situazione affermando che gli obiettivi operativi sono stati raggiunti, esortando a non colpire civili.
La spirale di violenza continua a interessare il paese, sollevando domande sul futuro politico della Siria e sulle possibili conseguenze di una guerra civile che sembra tutt'altro che finita. Le comunità, marcate da anni di conflitto, rischiano di rimanere intrappolate in un ciclo di vendetta e rappresaglie.