Il turismo italiano nel mirino delle mafie: un giro d'affari da 3,3 miliardi di euro
2024-12-10
Autore: Alessandra
Il settore turistico italiano si trova sotto la minaccia crescente della criminalità organizzata, con un giro d'affari stimato di 3,3 miliardi di euro legato a infiltrazioni mafiose. Di questi, quasi 1,5 miliardi sono concentrati nelle regioni del Nord Italia, il che evidenzia l'estensione e l'impatto di questa problematica su un'economia già provata.
Un report di Demoskopika, pubblicato in anteprima dall'ANSA, dimostra come le mafie italiane stiano esercitando un'influenza sempre più forte nel settore turistico, traendo vantaggio da attività di welfare criminale. La 'ndrangheta detiene il primato con un giro d'affari di 1,65 miliardi di euro, rappresentando il 50% dei profitti totali. Segue la camorra con 950 milioni di euro (28,8%) e Cosa Nostra che conta 400 milioni (12,1%).
Lo studio di Demoskopika ha preso in considerazione dati ufficiali provenienti da enti come Unioncamere, la Direzione Investigativa Antimafia e l'Istat, e ha evidenziato come quasi 7.000 imprese, pari al 14,2% del totale delle 48.000 attive nel turismo, siano vulnerabili al rischio di infiltrazioni mafiose. La crisi di liquidità e il crescente indebitamento rendono queste aziende facilmente influenzabili dalle mafie, le quali dispongono di cospicue risorse finanziarie pronte per essere "ripulite".
Nove regioni italiane mostrano i più elevati rischi di infiltrazione mafiosa: Campania, Lombardia, Lazio, Puglia, Sicilia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Calabria. La Campania è in cima alla lista con un punteggio allarmante di 122 punti, sostenuto da 67 strutture turistiche confiscate, 2.000 richieste di indagini antimafia e 155 provvedimenti restrittivi emessi dalle autorità nel 2023.
Il rapporto evidenzia anche come le grandi manifestazioni, come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il Giubileo 2025, possano accentuare ulteriormente il rischio di infiltrazioni mafiose nel turismo. Raffaele Rio, presidente di Demoskopika, sottolinea che l'industria turistica italiana è attaccata e che oltre 7.000 aziende vulnerabili potrebbero diventare facili prede per i sodalizi criminali.
In netto contrasto, ci sono sei regioni con una minore esposizione al rischio di infiltrazione: Valle d'Aosta, Molise, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Umbria e Trentino Alto Adige, tali realtà presentano un rischio qualificato come "basso". È fondamentale che venga prestata attenzione e messa in atto una strategia efficace per proteggere il patrimonio turistico italiano da quest'inquietante minaccia.