Il mistero del padre di Diabolik: scomparso nel nulla da sessant'anni
2024-12-25
Autore: Matteo
Il racconto di un talento dimenticato, risucchiato nel mistero prima ancora di assaporare il successo tanto agognato. Un mix di omicidi e conventi, di pornografia e scenari da film noir. Sembra l'intreccio di un romanzo pulp, ma la verità è spesso più sorprendente della finzione. Questi elementi, capaci di stuzzicare la curiosità e la prudenza della piccola borghesia, sono racchiusi nelle pagine del romanzo "Non sono stato io", pubblicato da If Edizioni e scritto da Gianni Bono e Raffaele Mangano. Bono è un'autorità nel mondo dei fumetti, noto per il suo lavoro pionieristico, mentre Mangano è un affermato autore e conduttore televisivo.
Il protagonista di "Non sono stato io" non è altro che Diabolik, il re dei ladri dei fumetti italiani, ma il vero focus è su Angelo Zarcone, il disegnatore originale che ha dato vita al personaggio creato da Angela Giussani. Nel 1962, Zarcone plasmò il look iconico di Diabolik, compreso il suo sguardo gelido, che ha segnato l'immaginario di generazioni di lettori. Tuttavia, dopo la pubblicazione del numero 1 di Diabolik, Zarcone scomparve nel nulla.
A Milano, era un artista in difficoltà, tentando di guadagnarsi da vivere tra schizzi e disegni, fino a quando non si unì ad Angela Giussani e suo marito Gino Sansoni, dando inizio a una carriera che avrebbe segnato un'epoca. Scomparve completamente nel corso degli anni, con pochi avvistamenti sporadici, compreso uno a Palermo un decennio dopo la sua ultima apparizione. Ultima testimonianza a Roma, dove dipinse un'opera commemorativa del santo fondatore dell'Opus Dei, José María Escrivá, e poi di nuovo nel mistero.
Un uomo di nome Davide Tedesco ha finalmente riportato alla luce la ricerca di Bono e Mangano, chiarendo alcune delle speculazioni su Zarcone. E mentre le voci continuavano a circolare, compreso il mito che Zarcone potesse non essere mai esistito, le testimonianze di chi lo conobbe parlano di un artista in carne e ossa, in lotta con la sua identità professionale e personale.
Confrontandomi con Mario Gomboli, l'editore di Diabolik e custode dell'eredità delle sorelle Giussani, lui conferma la veridicità del lavoro di Bono e Mangano, rivelando che la storia di Zarcone è ben più di un semplice mito. Secondo Tom Ponzi, presente nel libro: «Era una persona per bene». Alcuni ritengono che la vergogna per i contenuti oscuri dei fumetti che disegnava possa averlo spinto a nascondersi.
Il ricordo di Zarcone vive attraverso le parole di chi lo ha conosciuto e dell'eredità che ha lasciato nel mondo dei fumetti. Il suo amore per una giovane donna, soprannominata "Gilda", rimane un eco distante nel passato, mentre Diabolik continua a rappresentare l'immortale codice di comportamenti delle classi borghesi milanesi. Sotto la superficie, si cela un mondo complesso, e la figura di Zarcone è un pezzo fondamentale di questo mosaico artistico e sociale. Alla luce di queste informazioni, vi siete mai chiesti che fine abbia fatto realmente Angelo Zarcone?