Giulio Regeni, la madre: «Ho visto sul suo corpo la brutalità delle torture. Una suora mi disse 'suo figlio è un martire'»
2025-01-21
Autore: Sofia
«Mi sono chiesta 'ma cosa ti hanno fatto Giulio?' Sul suo corpo ho visto la bestialità, la brutalità. Lì capii che era stato torturato». Queste parole di Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, risuonano come un pugno in faccia nell'aula bunker di Rebibbia. Durante la nuova udienza del processo ai danni di quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e poi ucciso il ricercatore italiano nel gennaio del 2016 al Cairo, la madre di Regeni ha narrato il calvario vissuto in quei giorni: dalla scomparsa alla scoperta del cadavere del figlio, fino alla drammatica visita in obitorio per il riconoscimento.
Un testimone ha anche riferito che uno degli 007 egiziani disse: «Lo abbiamo fatto a pezzi, pensavamo fosse della Cia e del Mossad». Questo dettaglio agghiacciante mette in evidenza la gravità delle accuse e il clima di paura che regnava in Egitto.
Durante l'udienza, Paola Deffendi ha raccontato la straziante esperienza di riconoscere il corpo di Giulio, specificando: «Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso, coperto da un telo. Chiesi di vedere almeno i piedi, ma una suora mi rispose: 'suo figlio è un martire'». La decisione dell'ambasciatore italiano al Cairo di sconsigliare la visione del corpo ha lasciato Paola con un senso di impotenza. «Mi sentii vigliacca e volevo vederlo - ricorda - mi disse: 'Paola, lo ricordi come era'».
Raccontando dell’ultima volta che parlò con il figlio, Paola Deffendi ha rivelato che l'ultimo contatto avvenne tramite Skype il 24 gennaio 2016, proprio un giorno prima della scomparsa di Giulio. «Ci disse cosa significava il 25 gennaio al Cairo - continuiamo a pensare a noi e alla sua sicurezza». Due giorni dopo, ricevette la terribile notizia della sua scomparsa da parte del marito.
In aula, Paola ha ricordato che Giulio era già stato in Egitto in precedenza, durante un periodo di grande turbolenza politica. «Non aveva mai manifestato timori - ha detto -, e la sua ultima visita era in un contesto considerato più calmo». Il 15 gennaio, in occasione del suo compleanno, lo sentì felice e sereno.
La madre di Giulio ha anche rivelato di aver avuto un incontro fortuito con l'ambasciatore egiziano in aeroporto, dove chiese informazioni sul processo in corso in Italia e lui confermò la sua conoscenza del caso. Durante la testimonianza, Paola ha descritto il carattere sensibile e intellettualmente curioso di suo figlio, sottolineando la sua passione per la storia e per il mondo arabo, un interesse coltivato fin da bambino.
Infine, ha espresso un'emozione profonda: «Era un figlio desiderato, che ci manca a tutti. Si fidava degli amici. Ricordate, non era un giornalista, era un ricercatore». La lotta per la verità e la giustizia nel caso Regeni continua, una battaglia che ha scosso l'opinione pubblica e chiesto giustizia non solo per Giulio, ma per tutti coloro che subiscono violazioni dei diritti umani.