Nazionale

Giorgia Meloni: il Diversivo Necessario nei Turbinanti Tempi della Politica

2025-03-19

Autore: Sofia

Mercoledì scorso, qualche minuto prima del suo discorso alla Camera delle Deputati, Giorgia Meloni si è trovata in una posizione scomoda. Sulle chat del centrodestra stava circolando un’intervista di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega, in cui affermava che l’Italia non avrebbe approvato alcuna risoluzione che autorizzasse Meloni a sostenere il piano ReArm EU. Questa affermazione metteva già in discussione il sostegno del partito di Matteo Salvini alla presidente del Consiglio, proprio mentre Meloni si stava preparando a partire per Bruxelles per discutere questioni cruciali al Consiglio Europeo, inclusa l’attuazione del piano di riarmo europeo.

La situazione si è ulteriormente complicata quando, più tardi, Salvini ha ribadito le sue obiezioni ma in termini più cauti, dicendo che Meloni aveva un mandato per difendere l'interesse nazionale italiano, ma non necessariamente il piano di riarmo. Contrariamente, Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha affermato che Meloni aveva il pieno sostegno del suo partito per approvare il piano di sicurezza di Ursula von der Leyen, il che ha chiarito le divisioni presenti all'interno della maggioranza.

La tensione non si è fermata qui. Meloni ha terminato il suo intervento con un commento provocatorio sul “Manifesto di Ventotene”, un documento chiave per il pensiero europeista. Questo ha scatenato una reazione accesa in aula, distogliendo l'attenzione dall'elemento politico più importante: la difficoltà di Meloni nel trovare un consenso su questioni internazionali tra i membri della sua coalizione.

Le mediazioni tra i partiti di governo erano già state complesse. Domenica, dopo una settimana di votazioni divergenti sulla questione dell’Ucraina e sulla difesa comune, il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, si era trovato a gestire un documento contenente proposte scritte in modi diversi dai tre partiti: in rosso per la Lega, in blu per Forza Italia, e in verde per Fratelli d'Italia.

Dopo un difficile negoziato, si è raggiunto un compromesso finale lunedì, grazie alla mediazione dei capigruppo e di esperti di politica estera come Andrea Orsini e Giangiacomo Calovini. Mentre Forza Italia si concentrava sulla guerra tra Israele e Hamas, la Lega spingeva per referenze alla NATO e alle relazioni con gli Stati Uniti, essenziali per qualsiasi strategia di difesa comune.

Tutela della NATO e dell’alleanza transatlantica sono stati elementi cruciali nel dibattito, così come il supporto per gli sforzi diplomatici volti a trovare un cessate il fuoco tra Ucraina e Russia. Nonostante le pressioni interne, il governo sembra aver trovato una direzione, anche se la risoluzione finale ha mostrato differenze significative rispetto a quella precedente approvata in dicembre.

Le divergenze nelle posizioni su come gestire il sostegno all’Ucraina riflettono le rapide trasformazioni politiche globali. La recente vittoria di Trump ha complicato ulteriormente le carte, costringendo Meloni, che si era vista come mediatrice tra Washington e Bruxelles, a riconsiderare la sua posizione forte a sostegno di Kiev.

In questo contesto, Salvini sta cercando di riposizionarsi come unico portavoce delle posizioni conservatrici, mentre Meloni, pur avendo un prestigio maggiore, deve navigare tra le spinte interne e l'impatto delle decisioni europee. Il discorso di Meloni ha cercato di minimizzare le critiche, enfatizzando la sua coerenza nel sostenere l’Ucraina e attaccando l’idea che l’aumento della spesa per la sicurezza debba comportare tagli ai servizi pubblici.

In un panorama politico in continua evoluzione, Meloni dovrà affrontare non solo la pressione interna ma anche le aspettative internazionali, mentre si prepara a discutere temi cruciali a Bruxelles. Sarà interessante vedere come questa dinamica plasmerà il futuro della sua leadership e il sostegno della sua coalizione.