Mondo

È il paese di Trump?

2024-11-11

Autore: Chiara

Introduzione

In questi giorni, per comprendere la portata e le conseguenze della vittoria di Donald Trump, molti analisti richiamano alla memoria le elezioni del 1980. All'epoca, il paese era sotto un'amministrazione democratica impopolare, quella di Jimmy Carter, il quale cercava di distogliere l'attenzione dai suoi problemi puntando il dito contro le idee del suo avversario Ronald Reagan. Nonostante i candidati fossero appaiati nei sondaggi durante la campagna, alla fine fu il repubblicano a prevalere. Gli elettori si resero conto che continuare con Carter sarebbe stato un rischio maggiore rispetto a una possibile novità con Reagan. Un ragionamento simile sembra aver spinto un gran numero di persone a sostenere Trump il 5 novembre.

L'eredità di Reagan e le similitudini con Trump

La vittoria di Reagan aprì la strada a un lungo periodo di governo repubblicano, durato dodici anni, che portò il paese a un'inclinazione più conservatrice sia sul piano politico che culturale. Ora, i repubblicani sperano che la recente vittoria di Trump segni l'inizio di una nuova era conservatrice. Tuttavia, ci sono elementi che fanno riflettere: Trump è più anziano di Reagan al momento del suo insediamento, ha un'approccio politico e personale meno disciplinato e manca di una visione a lungo termine, oltre al fatto che oggi gli Stati Uniti sono più polarizzati rispetto a quarant'anni fa. Nonostante ciò, Trump è riuscito, come fece Reagan, a conquistare il sostegno di molti elettori tradizionalmente democratici, rompendo schemi consolidati della politica statunitense.

Analisi dell'orientamento elettorale

La rottura di questo paradigma è illustrata da due rappresentazioni grafiche. La prima mostra l'orientamento dei diversi gruppi demografici. Rispetto alle elezioni del 2020, Trump ha continuato a ottenere consensi tra gli elettori più fedeli – bianchi non laureati, sia uomini che donne, e persone tra i 44 e i 65 anni – recuperando anche terreno tra giovani, afroamericani e latini, gruppi in cui storicamente i repubblicani faticavano a emergere.

Spostamenti verso destra nel paese

La seconda immagine mette in evidenza come l'inclinazione verso destra abbia interessato quasi ogni area del paese: le frecce blu indicano uno spostamento a sinistra rispetto alle elezioni precedenti, mentre quelle rosse indicano uno spostamento a destra. Più lunghe sono le frecce, maggiore è stato lo spostamento. Trump ha accresciuto i suoi margini di vittoria in stati solidamente repubblicani come Florida e Texas, mentre ha ridotto il divario in stati tradizionalmente democratici come New York e Illinois. Nate Silver ha notato che il clima a New York la mattina dopo le elezioni era molto diverso rispetto al 2016, descrivendo come tutto apparisse sorprendentemente normale.

I dati di voto nei quartieri

I dati sulle votazioni nei vari quartieri confermano la sensazione di Silver: nel Queens, Trump ha ottenuto il 38% dei voti, rispetto al 21,8% del 2016, e nel Bronx il suo sostegno è aumentato dal 10% al 27%. Dinamiche simili si sono osservate in altre grandi città con una forte presenza di elettori neri e ispanici, come Filadelfia, Detroit e Las Vegas. Sebbene i democratici non abbiano perso in modo significativo consensi negli stati chiave come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, Trump è riuscito a ottenere abbastanza voti per ribaltare l'esito rispetto a quattro anni fa.

Il cambiamento delle percezioni

La vittoria del 5 novembre sfida diverse supposizioni che abbiamo utilizzato per descrivere la politica americana, in particolare l'idea che Trump fosse troppo estremo per ampliare la sua base elettorale. Dopo otto anni di una retorica sempre più aggressiva, il suo estremismo sembra ora essere stato normalizzato; non vuol dire che goda di un consenso generale, ma non è percepito come la principale preoccupazione dalla maggior parte degli americani. Secondo gli exit poll, il 54% degli elettori ha riconosciuto che Trump affronta posizioni "troppo estreme", eppure una parte di loro lo ha comunque sostenuto.

La strategia di Kamala Harris

In questo contesto, la strategia di Kamala Harris, improntata a denunciare l'estremismo di Trump, ha fallito nel colpire nel segno. Un esempio è quello del diritto all'aborto, considerato dall'elettorato femminile tra i temi più rilevanti. Anche se molte donne si sono mobilitate contro Trump, alcune di loro hanno votato sì per il referendum sull'aborto e contemporaneamente sostenuto Trump.

Messaggi attrattivi di Trump

Paradossalmente, Trump ha aumentato il suo vantaggio tra gli uomini proponendo messaggi che hanno coinvolto i giovani elettori, inclusi afroamericani e latini, il cui voto è storicamente poco prevedibile. Gli strateghi repubblicani hanno intuito che il messaggio di Trump potesse attrarre un pubblico che si informa meno attraverso i media tradizionali e più attraverso contenuti social gestiti da influencer di destra, spesso più interessati all'economia e alla sicurezza che al futuro della democrazia.

Un elettorato in evoluzione

Il 5 novembre ha segnato un'inversione significativa rispetto alle preoccupazioni repubblicane del passato: la percezione di un partito troppo bianco e incapace di attrarre le minoranze. Alcuni repubblicani, come Mitt Romney, avevano proposto politiche più permissive in tema di immigrazione, ma l'era del populismo sembra aver spostato l'asse verso il nazionalismo come formula vincente per ampliare la base elettorale.

Ritorno a politiche tradizionali

Nonostante ciò, l'elezione è stata anche altamente tradizionale, con molte valutazioni legate all'economia e alla sicurezza. Infatti, secondo gli exit poll, due terzi degli elettori ha descritto la situazione economica come "decente" o "cattiva". In tutti gli stati decisivi, la maggior parte degli elettori insoddisfatti ha scelto Trump.

Conclusione

Resta da vedere se la vittoria di Trump porterà a un cambiamento duraturo o se si rivelerà un voto di protesta contro un'amministrazione impopolare in un contesto di incertezza economica. Di certo, questo risultato costringerà i democratici a riconsiderare molte delle loro convinzioni sul comportamento e le scelte degli americani, riconoscendo la fine del ciclo politico iniziato con la vittoria di Obama nel 2008. La coalizione eterogenea che ha portato alla Casa Bianca il primo presidente afroamericano sembra essersi disgregata, dando vita a un partito che attira principalmente bianchi benestanti e progressisti.