Salute

Disturbi alimentari: cos'è la vigoressia e perché colpisce soprattutto gli sportivi. Le discipline più a rischio

2025-03-12

Autore: Alessandra

I disturbi alimentari (DCA) vengono definiti malattie del nuovo millennio e la loro incidenza nell'ambiente sportivo è particolarmente preoccupante. Rispetto alla popolazione generale, la prevalenza di questi disturbi è raddoppiata, colpendo in modo specifico atleti di tutte le età e generi.

Le testimonianze di chi ne soffre sono spesso strazianti: «Soffrivo di binge eating, alternavo diete rigide ad abbuffate compulsive. Ero disperata: il cibo era la mia droga». Queste parole rendono chiara la sofferenza interiore che può accompagnare questi disturbi.

Tra i DCA più noti troviamo l'anoressia, la bulimia e il binge eating, ma esiste anche un'altra forma meno conosciuta, la vigoressia. Questa condizione, conosciuta anche come “Complesso di Adone” o “Bigoressia”, è caratterizzata da un'ossessione per la massa muscolare. Gli studi mostrano che prevalentemente a soffrirne sono gli uomini, il che rende la situazione ancora più complessa dato che un corpo muscoloso e tonico è spesso interpretato come segno di buona salute.

La vigoressia si presenta come un primo passo per avvicinarsi a un'anoressia inversa; è un disturbo psicologico che porta le persone a vedersi come troppo magre e poco muscolose, spingendoli a un'ossessione per il fitness estremo e per pratiche legate al culturismo. Le conseguenze possono essere devastanti, e come tutti i DCA, non è da prendere alla leggera.

Chi soffre di vigoressia dedica ore all'allenamento, spesso praticando sport in modo compulsivo fino a tardi nella notte e seguendo diete estremamente ricche di proteine, integrandole spesso con sostanze dopanti e steroidi anabolizzanti.

Le discipline sportive più a rischio sono quelle in cui si pone particolare attenzione al peso corporeo e all'aspetto fisico. Secondo il centro specializzato Lilac, gli sport più vulnerabili includono bodybuilding, boxe, wrestling, ginnastica artistica, tuffo, pattinaggio artistico, danza, atletica, corsa e nuoto. Gli atleti in queste discipline subiscono pressioni incessanti per mantenere un peso specifico o raggiungere determinati parametri di forza e muscolatura.

Questa competitività estrema può innescare meccanismi psicologici pericolosi. Quando un atleta è premiato per aver raggiunto un obiettivo di peso o per avervinto una competizione, ciò può rafforzare i loro comportamenti alimentari disfunzionali, normalizzando e convalidando pensieri tossici.

Inoltre, la richiesta di un alto livello di attività fisica contribuisce agli alti tassi di DCA tra gli atleti. L’esercizio eccessivo può portare a problemi di salute come disidratazione, lesioni, osteoporosi e bradicardia, ma anche aumentare ulteriormente il rischio di sviluppare disturbi alimentari.

La situazione è aggravata dalla scarsità di strutture adeguate in Italia per affrontare i DCA. Secondo il Ministero della Salute, al settembre 2024, esistono solo 180 centri su tutto il territorio nazionale dedicati a queste problematiche: 48 associazioni e 132 centri di cura, di cui soli 105 fanno parte del Servizio Nazionale di Salute. Questo è un numero esiguo, considerando che si stima che in Italia circa 3 milioni di persone combattano quotidianamente con disordini alimentari. È cruciale un ulteriore sforzo per sensibilizzare e migliorare l'accesso alle cure per chi ne ha bisogno.