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Caro energia in Italia: Arvedi e le aziende lanciano un appello al governo. Orsini: «I costi sono insostenibili»

2025-01-22

Autore: Matteo

Perché l'Italia paga l’energia il doppio rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea? È una domanda che circola tra gli imprenditori e ieri l'azienda Arvedi ha deciso di esprimere il suo malcontento con una pagina pubblicitaria sui principali quotidiani. Si tratta di un grido d’allarme rivolto al governo italiano affinché si faccia portavoce in Europa, chiedendo l’implementazione di un prezzo uniforme per gas ed elettricità, al fine di evitare disparità e asimmetrie nella competitività delle aziende italiane.

L'allarme del leader di Confindustria

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha definito l'aumento dei costi dell'energia «una pazzia», in un video pubblicato su Instagram dalla sua azienda. «Non è possibile registrare un aumento del +43% nell'arco di un anno; questo significa perdere competitività», ha avvertito Orsini, sottolineando l'urgenza di costruire misure concrete per salvaguardare le imprese, l'industria e l'intero sistema-Paese. «È fondamentale agire rapidamente per non perdere ulteriormente il confronto con il mercato europeo e globale», ha aggiunto.

Costi dell'energia sotto la lente

Secondo Dimitri Mecali, ceo di Arvedi Ast, «l'energia elettrica in Italia ha un costo tale da compromettere tutti i settori industriali, in particolare quello siderurgico. Stiamo parlando di prezzi che sono il doppio rispetto a quelli degli altri Paesi europei». Attualmente, il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso in Italia si attesta a 108 euro per megawattora, il che rappresenta un aumento del 72% rispetto alla Spagna e del 38% rispetto alla Germania. Mecali ha richiesto un intervento mirato sulla formazione del prezzo, indicando che occorre evitare che le famiglie e le imprese paghino il costo delle quote CO2, specialmente quando l'energia è prodotta da fonti rinnovabili come eolico e solare.

Settore ceramico e carta in difficoltà

In Umbria, l'Acciai Speciali Terni, parte del gruppo Arvedi, sta vedendo vanificati gli sforzi di efficientamento e gli investimenti già effettuati. «La continua distorsione del mercato rischia di far perdere ordini, mettendo a repentaglio i livelli occupazionali» ha avvertito Mecali. Anche Claudio De Iuliis, presidente di Cartesar e vicepresidente di Assocarta, ha messo in evidenza che «anche noi stiamo subendo pesanti aggravi nei costi energetici, i quali incidono per il 40% sul totale dei costi aziendali». Una potenziale soluzione potrebbe essere l'introduzione del 'gas release', che garantirebbe alle aziende maggiormente energivore un accesso a forniture di gas a prezzi competitivi. De Iuliis ha spiegato che l'Italia acquista gas al Punto di Scambio Virtuale (PSV) a un costo superiore rispetto al Ttf (Title Transfer Facility), la piattaforma olandese. «Se anche noi acquistassimo attraverso il Ttf, potremmo ridurre il gap di prezzo, anche se di poco», ha affermato. Tuttavia, una misura immediata sarebbe quella di separare il meccanismo di formazione del prezzo delle energie rinnovabili da quello delle fossili, poiché l'attuale sistema comporta anche il paradosso di pagare i costi ETS sull'energia prodotta da fonti rinnovabili, ha concluso Augusto Ciarrocchi, presidente di Ceramica Flaminia e di Confindustria Ceramica.

La situazione attuale è insostenibile e richiede una risposta urgente da parte del governo italiano e delle autorità europee. In un’epoca di grandi cambiamenti climatici e sfide energetiche, non è solo una questione di competitività economica, ma anche di sostenibilità per il futuro del Paese.