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Calciopoli, la sentenza dimenticata e l'assurdo Scudetto a tavolino: la tragicommedia dei diritti nel calcio

2025-04-03

Autore: Maria

Il recente consensus nel mondo del calcio italiano ha riaperto ferite mai davvero cicatrizzate, a partire dalla già citata riabilitazione tardiva di Michel Platini, a lungo emarginato da qualsiasi possibilità di carriera nelle istituzioni calcistiche. E se l’Italia di oggi si guarda indietro a Calciopoli, con una giustizia sportiva che una volta era rapida e sicura, ci si chiede: dove sono finiti gli approfondimenti sugli eventi che hanno ridefinito il nostro calcio quasi vent’anni fa? Invece, i media continuano a concentrarsi su argomenti secondari, come nuove stelle da aggiungere alle maglie dell’ipotetica decima Coppa Italia, mentre la sentenza della Corte di Cassazione, che respingeva la richiesta di risarcimento del Bologna per mancanza di prove di alterazioni della classifica, passa praticamente inosservata.

Molti possono stupirsi pensando a quella narrazione del 2006, quando si parlava di dirigenti e poteri forti che manipolavano il campionato. Ma il panorama è cambiato poco, e in questo clima di amnesia collettiva, è difficile capire come l'effetto Moggi abbia realmente influito sui risultati. Infatti, nessuno è riuscito a dimostrare in quale partita le famose manovre abbiano alterato l'esito del confronto sul campo. Ci troviamo quindi in un dibattito confuso tra juventini e interisti, dove la questione dei titoli revocati alla Juve non deve mai essere confusa con l'assurdità del Scudetto a tavolino assegnato all’Inter. Mentre la discussione sulla Juventus continua in balia di contraddizioni, la verità resta che il titolo di campione assegnato all’Inter rimane privo di fondamento, avendo come base un principio etico che non si applica nemmeno alla squadra nerazzurra.

Lo Scudetto a tavolino è un’ingiustizia inaccettabile. Anche volendo credere che la Juventus abbia effettivamente alterato il campionato, ci sono due motivi per cui l’assegnazione a tavolino dell’Inter rimane surreale. Primo, le telefonate incriminate dei dirigenti interisti, ignorate nel 2006 e successivamente, risultano completamente incompatibili con l’idea di un premio etico. È evidente che chi non ha avuto contatti con designatori e arbitri non è l’Inter. Secondo, è cruciale chiarire che il campionato assegnato all'Inter non è quello sotto indagine — che era il titolo revocato alla Juventus del 2004-05, ma bensì quello successivo, e mai oggetto di contestazione. A quel tempo, il campionato vedeva sempre la Juve prima, il Milan secondo, e l’Inter ben distanziata.

In definitiva, nel palmarès del campionato italiano restano due scudetti revocati, mentre l’unico titolo a tavolino risulta clamorosamente immeritato, conferito per ragioni più politiche che sportivere. La domanda rimane: quali insegnamenti possiamo trarre da questa storia drammatica e comica al tempo stesso? Non resta che riflettere su un passato che continua a influenzare il presente, e sulla necessità di una verità che il calcio italiano, a quanto pare, fatica a digerire.