Autotutela tributaria: cosa sapere per annullare gli atti del Fisco e come fare richiesta
2024-11-08
Autore: Giovanni
L'autotutela tributaria è in fase di restyling grazie alle recenti novità della riforma fiscale, che hanno aggiornato le norme previste dallo Statuto dei diritti del contribuente. Questa opportunità consente ai contribuenti di richiedere l'annullamento degli atti dell'Agenzia delle Entrate, che possono essere classificati in autotutela obbligatoria e facoltativa.
La circolare n. 21/E, pubblicata il 7 novembre, chiarisce le procedure e i requisiti per i contribuenti e gli uffici competenti, offrendo una guida dettagliata su come avanzare una domanda di autotutela.
Nella nuova regolamentazione, gli articoli 10-quater e 10-quinquies della legge n. 212/2000 delineano i casi in cui è possibile esercitare l'autotutela tributaria. In caso di autotutela obbligatoria, l'Agenzia delle Entrate è tenuta a annullare in tutto o in parte un atto se è accertata una manifesta illegittimità, basata su errori identificati dal nuovo articolo 10-quater.
Per esempio, gli errori tollerati riguardano: 1. Errori di persona; 2. Errori di calcolo; 3. Errori sull'individuazione del tributo; 4. Errori materiali facilmente riconoscibili; 5. Mancanza di considerazione di pagamenti già effettuati; 6. Mancanza di documentazione, purché sanata nei termini previsti.
Questi errori devono essere evidenti e facilmente riconoscibili, come sottolineato nella circolare, e conferiscono il diritto all'annullamento di atti come avvisi di accertamento e chiusura della partita IVA.
Per l'autotutela facoltativa, il contribuente può richiedere l'annullamento anche per vizi non necessariamente manifesti, consentendo una maggiore flessibilità. Tuttavia, è importante notare che l'autotutela non può essere attivata in presenza di sentenze favorevoli già definitive per l'amministrazione o se l'atto è già stato definito in altre forme.
Per presentare una domanda di autotutela, è fondamentale seguire le procedure stabilite: - La richiesta deve essere inviata all'ufficio che ha emesso l'atto, con la documentazione necessaria per sostenere la richiesta; - È possibile utilizzare servizi telematici o inviare comunicazioni tramite PEC; - Nella richiesta devono essere inclusi tutti i dettagli del contribuente, i vizi dell'atto e le ragioni legali alla base della richiesta.
Se la richiesta di autotutela obbligatoria viene ignorata, il contribuente può ricorrere legalmente dopo 90 giorni. In caso di diniego dell'autotutela, si ha 60 giorni di tempo per presentare ricorso. Tuttavia, se si tratta di autotutela facoltativa, il ricorso è valido solo contro i dinieghi espliciti dell'Amministrazione.
In conclusione, l'autotutela tributaria rappresenta uno strumento prezioso per i contribuenti, che possono difendere i propri diritti e revisionare decisioni fiscali ingiuste. Un'attenta comprensione delle nuove norme e delle procedure può fare la differenza tra la risoluzione di un contenzioso e una situazione problematica con il Fisco.