
Aggressioni e minacce ai veterinari: un dramma silenzioso nella sanità pubblica
2025-03-16
Autore: Giovanni
Dietro le quinte della sanità pubblica in Italia si nasconde un mondo di violenza e paura, tutto a scapito dei veterinari incaricati di garantire la salute animale. Questi professionisti, spesso relegati in aree isolate e lontane dai centri urbani, affrontano una realtà fatta di aggressioni fisiche, minacce e un isolamento che pesa su di loro in modo insostenibile. A testimoniare questo dramma ci sono più di 108 casi di aggressioni documentate negli ultimi dieci anni, un numero che potrebbe essere solo la punta dell'iceberg considerando che non tutti i veterinari sono iscritti ai sindacati.
Le aggressioni si manifestano in molte forme, dalle minacce verbali ai danneggiamenti materiali, fino ad atti di violenza diretti. Negli ultimi anni, ad esempio, ci sono stati episodi allarmanti come attentati incendiari alle auto dei veterinari e minacce di morte, spesso motivate dalla loro attività di controllo nelle strutture di allevamento e macelli. Non è raro che questi professionisti si trovino in situazioni di confronto diretto con allevatori e operatori del settore che vedono le loro pratiche come una minaccia ai propri interessi.
Un esempio di questa violenza è rappresentato dal caso di un veterinario aggredito a Lecco, che fu inseguito con un coltello e successivamente strangolato in un macello. L'orribile incursione ha riportato alla luce un'insicurezza che attanaglia il mondo della veterinaria pubblica. In un’intervista, il veterinario ha rivelato: "Dopo l'aggressione, ogni volta che tornavo in quell'impianto, dovevo pensare attentamente a ogni mia mossa. Non si può vivere così".
Un’altra violenza molto comune è quella psicologica: la paura di subire ritorsioni si traduce spesso in un silenzio assordante, poiché i professionisti spesso scelgono di non denunciare per timore di ulteriori ripercussioni. In alcune situazioni, le donne veterinario sembrano essere più vulnerabili e frequententemente destinatari di violenze tanto fisiche quanto verbali. Una veterinaria del Centro Italia ha raccontato di aver ricevuto insulti e minacce sul suo telefono dopo aver denunciato un caso di maltrattamento di animali, esprimendo il timore di non essere mai abbastanza protetta, sia durante il lavoro che nella vita privata.
In risposta a questa epidemia di violenza, alcune ASL stanno iniziando a implementare misure di sicurezza, come la videosorveglianza nei canili o la presenza costante delle forze dell'ordine, ma i protocolli di sicurezza possono risultare inadeguati. In un'epoca in cui il benessere animale è diventato un tema centrale, è urgente che le istituzioni riconoscano e proteggano il lavoro dei veterinari pubblici.
Questa situazione chiama a una riflessione profonda sulla percezione del ruolo dei veterinari: non solo professionisti della salute animale, ma anche custodi della salute pubblica. La loro opera, essenziale per la sicurezza alimentare e la salute delle comunità, merita un riconoscimento e una protezione adeguati. L'industria agroalimentare italiana, che vale oltre 522 miliardi di euro e rappresenta il 15% del PIL, non può più ignorare questa realtà, eppure la gente comune sembra spesso non rendersene conto. È cruciale far leva sull'informazione e sull'educazione per aumentare la consapevolezza rispetto a questa professione fondamentale e per riconoscere il rischio che alcuni di questi professionisti affrontano quotidianamente sul campo.