Wall Street supererà la barriera dei 6.000 punti?
2024-11-10
Autore: Chiara
La settimana che ci siamo appena lasciati alle spalle è stata una delle più intense dell’anno. Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti, come ampiamente previsto dai sondaggi. La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, un'altra mossa attesa dagli esperti. Questo rinnovato clima di fiducia ha spinto i principali indici azionari statunitensi verso nuovi massimi storici, mentre le Borse europee hanno fatto registrare un calo significativo: il Ftse Mib di Piazza Affari ha chiuso a -2,54% e l'Eurostoxx 50 a -1,5%. Gli investitori sono preoccupati delle potenziali ripercussioni dei dazi previsti dal nuovo presidente Usa sulle imprese esportatrici europee.
L’indice S&P 500 ha raggiunto per la prima volta nella storia il traguardo dei 6.000 punti, toccando un picco di 6.012 punti intraday, per poi chiudere a 5.995. Questo risultato era inimmaginabile per molti analisti finanziari all'inizio del 2024. Mancano ancora alcune settimane prima della conclusione dell’anno, ma se le cose rimarranno così, sarà un traguardo da festeggiare. Gli indici principali mostrano performance impressionanti: l'S&P 500 ha guadagnato il 33%, il Nasdaq il 40% e il Dow Jones il 25%. In confronto, si evidenzia il divario sempre più ampio con le Borse europee, dove Piazza Affari ha registrato un +11% dall'inizio dell'anno, mentre l'Eurostoxx 50 ha guadagnato solo il 6% e il Cac 40 francese è addirittura in rosso con un -3%.
Questa settimana, gli indici statunitensi hanno raggiunto nuovi massimi storici. Gli esperti chiamano queste fasi 'blue sky breakout', un momento in cui il mercato entra in territorio inesplorato. Tecnicamente, ciò significa che ci sono pochi segnali di resistenza e volumi da considerare. I 6.000 punti dell'S&P 500 rappresentano un'importante barriera psicologica che potrebbe amplificare l'euforia degli investitori (l'indice 'paura e avidità' elaborato dalla CNN segnala 61 punti su una scala che va da 0 a 100). Questo potrebbe spingere alcuni gestori a prendere profitti, per non compromettere le eccellenti performance fino a questo momento.
Il grande interrogativo tra gli operatori di mercato è se gli utili per azione previsti nei prossimi 12 mesi, stimati a 270,34 dollari, giustifichino l'attuale valutazione di 5.995 punti dell'S&P 500, che significa un rapporto P/E di 22,18. Questo è ben oltre la media degli ultimi cinque anni (18,6) e quella degli ultimi dieci (16,8), suggerendo che il mercato non è propriamente a sconto.
Analizzando la stagionalità, la seconda metà di novembre è storicamente una delle migliori fasi per i mercati, con la prima metà di luglio che detiene il primato. Sarà interessante osservare quale forza dominerà: quella prudente, pronta a incassare i profitti, o quella più spregiudicata, intenzionata a cavalcare il trend rialzista. Nel frattempo, il weekend ha visto il movimento risk on proseguire, con il prezzo del Bitcoin che ha superato gli 80.000 dollari e Ethereum che, grazie a un balzo settimanale superiore al 30%, ha nuovamente oltrepassato la soglia dei 3.000 dollari.
Sul fronte macroeconomico, la settimana dal 11 al 15 novembre non offrirà eventi significativi, dato che la stagione delle trimestrali è quasi conclusa: il 91% delle aziende statunitensi ha già riportato i risultati e nel 75% dei casi le stime sugli utili sono state superate. L'unico grande atteso è Nvidia, che pubblicherà i suoi risultati il 20 novembre, diventando sicuramente un market mover. Gli investitori stanno con il fiato sospeso in attesa di questi sviluppi, poiché potrebbero influenzare notevolmente la direzione del mercato.