Mondo

Un Ologramma Avanzato per Trovare l'Assassino: Può la Tecnologia Ingannare la Memoria Umana?

2024-11-11

Autore: Alessandra

La polizia di Amsterdam sta sperimentando un metodo innovativo per risolvere il caso dell’omicidio di Betty Szabó, una prostituta brutalmente assassinata quindici anni fa con oltre settanta coltellate. La questione rimane angosciante: come può un assassino infliggere così tante ferite? Dopo le prime coltellate, il numero appare superfluo e inquietante. Nonostante i tentativi, il colpevole è rimasto a lungo impunito.

La detective Anne Dreijer-Heemskek fa un passo avanti, proponendo di utilizzare un ologramma della vittima per stimolare la memoria collettiva e incoraggiare eventuali testimoni a farsi avanti. Questa tecnologia innovativa rappresenta un'opportunità, ma va usata con attenzione. Infatti, la memoria umana è spesso influenzata da fattori esterni, e può risultare in ricordi distorti o in false testimonianze.

È cruciale prendere in considerazione che anche i metodi di indagine più affidabili, come le analisi del DNA, possono essere soggetti a errori e fraintendimenti, come dimostrano i casi noti in Italia. Pensiamo a Meredith Kercher, il cui caso ha mostrato come la contaminazione dei campioni possa compromettere le prove, o al controverso caso di Yara Gambirasio, dove la condanna di Massimo Bossetti si basava su dati genetici dubbi, portando addirittura a un processo contro il pubblico ministero per distruzione di campioni.

Mentre l’uso dell’ologramma potrebbe aprire nuove strade nella risoluzione dei crimini, è essenziale mantenere un atteggiamento critico. I testimoni, dopo tanti anni, potrebbero non ricordare i dettagli con precisione e le loro dichiarazioni potrebbero essere influenzate da esperienze personali o dall'effetto del passare del tempo.

Infine, consiglio di guardare il documentario “Yara” di Gianluca Neri disponibile su Netflix, che analizza a fondo le problematiche legate alle prove e alla giustizia, sottolineando l'importanza di mantenere sempre un alto standard di ragionevole dubbio nella condanna di un colpevole.