Donald Trump sta valutando una parziale frenata sui dazi previsti per il 2 aprile, riservando potenziali eccezioni ad alcuni settori cruciali come quello dell'automobile, dei farmaci e dei chip. Queste eccezioni arriverebbero in un contesto di tensioni commerciali, dove gli Stati Uniti impongono tariffe reciproche ai "dirty 15", cioè i 15 Paesi con i quali hanno il maggiore deficit commerciale.

Questa notizia, emersa da Bloomberg e Wall Street Journal, ha avuto un impatto positivo sulla Borsa di New York, che ha registrato un leggero rimbalzo dopo settimane di perdite dovute a timori di guerra commerciale, inflazione crescente e stime di crescita in rallentamento.

In una recente riunione, Trump ha affermato che a breve annuncerà l'imposizione di nuove tariffe su auto, alluminio e prodotti farmaceutici, enfatizzando l'importanza di perseguire una produzione "Made in USA" per fronteggiare eventuali crisi, inclusi i conflitti bellici. Tuttavia, non ha specificato una data per l'attuazione di queste tariffe.

Il presidente sembra quindi tornare sui suoi passi rispetto alla proclamazione del 2 aprile, soprannominato "Liberation Day", quando inizialmente prevedeva l'entrata in vigore di tutti i dazi, inclusi quelli sulle auto, per i quali ha già concesso una sospensione di un mese a causa delle pressioni delle grandi aziende automobilistiche come GM, Ford e Stellantis.

Se le tariffe automobilistiche venissero effettivamente sospese, Germania e Italia, con quest'ultima in qualità di principale fornitore del settore tedesco, ne trarrebbero considerevoli vantaggi. Rimane però incerta la sorte dei dazi su acciaio e alluminio per i partner commerciali di Canada e Messico, la cui sospensione è attualmente in vigore fino al 2 aprile.

Questo cambiamento di rotta potrebbe avere conseguenze significative non solo per i mercati azionari, ma anche per le dinamiche commerciali globali, con potenziali implicazioni per centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore produttivo.