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Trump non si ferma e minaccia la Cina: i dubbi crescono nel suo entourage

2025-04-07

Autore: Giovanni

I mercati finanziari si aspettavano una correzione nei dazi imposti da Donald Trump, ma invece la risposta del presidente è stata ancora più drastica, causando reazioni negative che si sono diffuse dall'Asia fino agli Stati Uniti. Trump sembra determinato a proseguire la sua guerra commerciale con la Cina, ignorando i segnali di allerta provenienti anche dai suoi più stretti collaboratori, che chiedono una revisione della strategia.

In risposta alle affermazioni del governo cinese, secondo cui non si faranno intimidire dalle pressioni della Casa Bianca, Trump ha lanciato una minaccia: un'escalation delle tariffe commerciali fino al 104%, se Pechino non annullerà le sue contromisure. Il totale accumulato potrebbe arrivare a una combinazione di un 20% già attivo, un 34% annunciato di recente, e un ulteriore 50% promesso per dare un chiaro messaggio a Xi Jinping, con Trump che si fa chiamare "un fottuto pazzo" in riferimento alla teoria del "madman" di Richard Nixon, che puntava a far apparire il suo avversario come instabile.

La Casa Bianca ha poi cercato di dare ufficialità alla sua posizione, inviando un funzionario a spiegare la situazione a CNBC. Il fine settimana aveva alimentato, ma poi deluso, le speranze del mercato grazie a una presunta notizia di un cambio di rotta, subito smentita dalla Casa Bianca come 'fake news'. Intanto, gli investitori avevano sperato che si trattasse di un segnale positivo.

Trump, tuttavia, continua nonostante le conseguenze negative, sostenendo che questa crisi tariffaria è necessaria per riequilibrare un sistema che è stato svantaggioso per gli Stati Uniti per troppo tempo. Ignorando la crisi dei mercati, ha esortato: 'Non siate deboli!' e ha persino coniato un nuovo termine, 'Don’t be a Panican', riferendosi a coloro che sono deboli e stupidi.

Il nervosismo aumenta anche tra gli alleati di Trump. Ultimamente ci sono state voci di possibili dimissioni del segretario del Tesoro, Scott Bessent, non confermate. Elon Musk, parlando al Congresso della Lega, ha criticato le politiche protezionistiche di Trump, suggerendo una zona di libero scambio tra Stati Uniti e Europa, continuando a postare contenuti pro-liberismo su X.

Un altro investitore noto, Bill Ackman, ha espresso la sua frustrazione verso la strategia tariffaria di Trump, criticando i suoi consiglieri e dichiarando che qualsiasi consiglio che incoraggi la continuità di questa linea dovrebbe portare a licenziamenti immediati. Ackman fa riferimento in particolare a Peter Navarro, il falco anticinese e l’architetto delle attuali politiche tariffarie, che si è attirato l’ira di Musk, apostrofandolo come un 'assemblatore di automobili'.

In questo contesto, Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, ha finalmente parlato, avvertendo che i dazi potrebbero portare a un aumento dell'inflazione e a un rallentamento della crescita economica. Ha anche messo in guardia riguardo all’isolamento degli Stati Uniti in termini di alleanze economiche e militari, sottolineando che l'approccio 'America first' potrebbe trasformarsi in 'America alone', un concetto pericoloso per la leadership globale americana.

La situazione continua a essere tesa, e senza segni di una possibile distensione, gli investitori e i funzionari cercano una via d'uscita mentre il futuro della politica commerciale americana appare sempre più incerto.