
Trump fa marcia indietro sui dazi: esenzioni selettive all'orizzonte?
2025-03-24
Autore: Luca
Il 2 aprile, Donald Trump si prepara a riaffermare il suo impegno per il protezionismo economico, ma in una forma meno spettacolare rispetto al passato. In questo nuovo scenario, le tariffe non verranno imposte indiscriminatamente, ma seguiranno un approccio mirato e strategico.
Ci sono indicazioni che alcuni Paesi potrebbero essere esentati dai nuovi dazi, in un contesto in cui Trump ha trasformato le sue ambizioni commerciali da un manifesto ideologico a un piano più calcolato e pratico.
Il presidente ha ribattezzato il 2 aprile come 'Liberation Day', ma questa edizione del copione è decisamente più misurata, con tariffe che non rappresentano una minaccia per tutti. Alcuni Paesi saranno in grado di tirare un sospiro di sollievo, mentre altri si troveranno sotto la lente d'ingrandimento. I settori colpiti potrebbero includere quelli dell’automotive, dei microchip, dei farmaci e del legname, ma la portata esatta di queste misure rimane da definire.
L’amministrazione Trump continua a negoziare le modalità di applicazione di queste misure e sta esaminando la possibilità di inasprire ulteriormente le imposte sulle importazioni, che vengono anche interpretate come una potenziale fonte di entrate supplementari.
In Italia, il governo sta monitorando attentamente la situazione e ha elaborato strategie per rafforzare i rapporti commerciali con gli Stati Uniti, al contempo esplorando nuovi mercati, come quelli del Sud-est asiatico, dell'America Latina, del Golfo, della Turchia, dell'Africa e dell'India.
Le borse internazionali sono in allerta, e ogni parola di Trump provoca reazioni immediate nei mercati. In passato, i dazi hanno colpito duramente i metalli e i settori affini, generando notevoli scosse economiche. Tuttavia, ci sono segnali che suggeriscono una maggiore flessibilità nelle nuove misure, con possibilità di evitare un impatto devastante su alcuni alleati strategici tra cui l'Unione Europea, il Canada e il Giappone.
In Italia, il comparto agroalimentare è in particolare stato avvertito sui potenziali effetti negativi delle nuove politiche. Regioni come la Sardegna e la Toscana potrebbero subire perdite significative nei loro export verso gli Stati Uniti, con prodotti chiave come il pecorino romano, l’olio extravergine di oliva, e vari vini rossi a rischio di vedere aumentate le tariffe.
Un altro fronte di tensione è rappresentato dai dazi già imposti su Canada e Messico, che potrebbero essere rivalutati. La strategia protezionistica di Trump resta volatile e gli economisti avvertono che gli effetti delle tariffe potrebbero non essere solo economici, ma anche aggravare i problemi già esistenti dell'economia americana, con l'inflazione che continua a preoccupare.