
Tre chilometri di tessuti per vestire il 'Gattopardo': il lavoro straordinario dietro alla nuova serie Netflix
2025-03-12
Autore: Matteo
Disponibile su Netflix dal 5 marzo, la serie "Il Gattopardo" è un adattamento in sei episodi dell'omonimo capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958 e trasposto in film dal famoso regista Luchino Visconti nel 1963. La trama è un affascinante racconto del Risorgimento italiano attraverso le intricate vicende di una nobile famiglia siciliana, guidata dal principe Fabrizio Salina, noto come 'il gattopardo'.
La cura dei dettagli storici e l'opulenza dei costumi sono elementi vitali, una peculiarità che non solo caratterizzava il film di Visconti, ma che è stata ripresa con determinazione anche nella nuova serie. Carlo Poggioli, un costumiere di grande prestigio in Italia, racconta al Post le sfide affrontate nella realizzazione dei costumi: "Non c'è un solo ballo, ma tre; non ci sono dieci colazioni, ma molte di più. Questo implica la necessità di tantissimi costumi". Poggioli, che ha avuto esperienza come assistente di Piero Tosi, il celebre costumista dell'originale Gattopardo, sapeva fin troppo bene quali difficoltà si dovessero affrontare.
Per un progetto di questa portata, i costumi non sono semplicemente noleggiati dalle sartorie come abiti di repertorio. C'è stata l'urgenza di creare nuovi capi, poiché la maggioranza dei vestiti pre-esistenti risalenti agli anni '60 è inadeguata per le esigenze della serie. Le difficoltà sono amplificate dalla scarsità di repertori di costumi per il 1860, periodo centrale della storia: "Per il 1830 e il 1880 ci sono tanti vestiti, ma per il 1860 è stato fatto pochissimo," spiega Poggioli. Inoltre, i costumi di Visconti, purtroppo, erano stati danneggiati, smarriti o erano divenuti troppo piccoli per i nuovi attori.
Poggioli ha coinvolto diversi laboratori italiani nella realizzazione degli abiti, collaborando con la sartoria Tirelli-Trappetti e con Costumi d'Arte. La produzione è stata davvero imponente: "Abbiamo fatto realizzare circa 3.500 metri di tessuto per i costumi delle donne", aggiunge Poggioli, un'area equivalente a due campi da tennis. A questo si sommano 150 parure di gioielli, 2.000 paia di scarpe, 80 abiti da giorno e 30 da sera per le attrici, 65 nuovi abiti da giorno e 30 da sera per gli attori, 120 crinoline, 500 paia di guanti, 60 cappelli e 100 parrucche. In totale, sono stati creati 6.000 costumi e accessori, nuovi e di repertorio, rendendo le preparazioni quotidiane per gli attori principali un processo laborioso, con ogni attore che impiegava tra le due e le tre ore per prepararsi.
Questi numeri evidenziano l'importanza cruciale dei costumi, progettati con grande attenzione storica da Poggioli e dal suo co-designer Edoardo Russo. Per trovare ispirazione, Poggioli ha utilizzato scarne fotografie d'epoca, numerosi ritratti e circa 5.000 abiti e accessori conservati nella casa museo di Raffaello Piraino a Palermo: "Ho studiato le scollature, i dettagli, i nastri, e da lì ho capito che strada prendere. E sono arrivate anche intuizioni per rendere il costume siciliano diverso, tenendo conto del clima caldo dell'isola".
Un vestito rinvenuto in un baule, appartenente a Concetta, la figlia di Giulio Fabrizio Tomasi, ha ispirato Poggioli per il suo design. La sartoria Tirelli-Trappetti, con più di 300.000 costumi e 15.000 abiti risalenti dal Settecento in poi, ha fornito un contributo fondamentale, avendo realizzato in passato una copia del celeberrimo vestito di Claudia Cardinale nel film di Visconti, per il quale Poggioli ha lavorato come assistente.
Anche se non avete visto il film di Visconti, è probabile che conosciate la scena del ballo, emblematica del cinema italiano. Qui, la famiglia Salina presenta Angelica, il personaggio interpretato su grande schermo da Claudia Cardinale, all'alta società, simbolizzando il conflitto tra la nobiltà storica e la nuova borghesia. Nel libro, l'abito di Angelica è descritto come rosa, mentre nel film diventa bianco per volere di Visconti e Tosi.
Nella serie di Netflix, l'abito di Angelica, interpretata da Deva Cassel, cambia nuovamente. Si svolge dopo il matrimonio, un momento tragico per lei e Tancredi; il colore dell'abito diventa un audace fucsia, simbolo del cambiamento e della sfida a una società in declino, spiega Poggioli. Anche se l’abito è in sintonia con il soggetto della nuova borghesia, quelli indossati da Concetta mostrano un’eleganza più sobria e classica.
Adesso, con le riprese concluse, i costumi realizzati verranno custoditi nelle sartorie e quelli di repertorio saranno disponibili per il noleggio ad altri costumisti. Poggioli scherza: "A volte può suscitare un po' di rabbia; hai creato qualcosa che potrà essere utilizzato da chiunque e finire chissà dove". Questo non fa che sottolineare l’enorme lavoro e la dedizione necessari nella realizzazione di costumi per una delle opere più iconiche della letteratura e del cinema italiano.