Tentato Omicidio di Meloni: Arrestati i Neonazisti della 'Werwolf Division'
2024-12-05
Autore: Matteo
Un complotto choc si stava delineando: un attentato a Montecitorio con l’unico scopo di assassinare la premier Giorgia Meloni. L'inchiesta, condotta dalla procura di Bologna, ha portato all’arresto di ben dodici membri di una cellula neonazista chiamata 'Werwolf Division'.
Questa organizzazione, che utilizzava Telegram per pianificare le sue attività, ha messo nel mirino Meloni, accusandola di essere una "traditrice" per il suo passato politico, definendo il suo percorso "fascista fin quando non è giunta al potere".
Le intercettazioni rivelano dettagli inquietanti: Salvatore Nicotra, uno degli arrestati, parlava di un piano letale per eliminare la presidente del Consiglio, dichiarando "Le sparo un colpo in testa", etichettando Meloni come una "concubina di Sion". Questo gesto estremo sarebbe dovuto far parte di un piano terroristico più ampio, mirato a scatenare una guerra civile in Italia.
Nicotra, nelle sue dichiarazioni, ha esplicitato la sua idea per l'attentato: "C’è un albergo davanti al Parlamento; da lì potresti sparare un colpo dall’alto". Per attuare questo piano, cercava un cecchino, specificando di volere un "palestinese che possa fare al caso nostro". Il piano includeva anche attività di ricognizione tra Montecitorio e Palazzo Chigi.
Gli inquirenti hanno evidenziato che la cellula bolognese non solo reclutava nuovi membri attraverso il web, ma aveva anche contatti con i vertici di Forza Nuova e addirittura con jihadisti. Secondo Nicotra, l’intento era quello di unire le forze con altri gruppi estremisti: "Volevamo unirci a Forza Nuova e fare un colpo di Stato al Parlamento. Avevo intenzione di dare un fucile a ciascuno, adeguatamente addestrato per fare guerriglia urbana. Non ho nulla da perdere. Sono pronto a morire".
L'indagine è iniziata nel 2019 dopo che la Digos ha scoperto un canale Telegram collegato a queste attività estremiste. Gli arrestati sono accusati di terrorismo, detenzione illegale di armi e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Le chat interrogate dalla procura rivelano pensieri disturbanti, con membri del gruppo che negavano il genocidio degli ebrei, affermando: "Non vi è nessuna prova che i nazisti abbiano praticato il genocidio o che abbiano sterminato deliberatamente sei milioni di ebrei". I membri discutevano di sostituzione etnica e pianificavano addestramenti con armi recuperate illegalmente in un poligono clandestino.
Tra gli arrestati figurano nomi noti nel mondo dell’estremismo: Daniele Trevisani, soprannominato "il comandante", il fratello Federico, Andrea Ziosi, identificato come "l'editore", e Salvatore Nicotra, definito "l'istruttore". Si segnala che il canale Telegram era stato chiuso e poi riaperto con un nuovo nome. Tra gli indagati compare anche Fabio Tuiach, un ex consigliere comunale di Trieste, passato da ex leghista a Forza Nuova, da cui era stato espulso. Questo caso solleva interrogativi inquietanti sulla crescente radicalizzazione e sui pericoli rappresentati da gruppi estremisti nel nostro paese.