Intrattenimento

Stefano Accorsi: «Proteggiamo troppo i nostri figli. Cerchiamo di responsabilizzarli di più»

2025-03-26

Autore: Maria

Ivano De Matteo ha presentato in anteprima al Bif&st il suo nuovo film "Una figlia" (nelle sale dal 24 aprile), con Stefano Accorsi e Ginevra Francesconi, che segna la conclusione della trilogia sul complesso rapporto tra genitori e figli. La trilogia era iniziata nel 2014 con "I nostri ragazzi" e proseguita lo scorso anno con "Mia", un'opera che ha lasciato un segno profondo nei cuori di tanti giovani e genitori.

Nel film "Una figlia", Stefano Accorsi interpreta Pietro, un padre che ha cercato di superare il dolore per la morte della moglie, ricostruendo la sua vita insieme a Chiara (Thony). Tuttavia, un evento drammatico cambia tutto: la figlia Sofia (Francesconi), in un momento di furia, ferisce gravemente la compagna del padre. Da quel momento, Pietro è costretto ad affrontare la realtà di un carcere minorile e la responsabilità dell'educazione dei giovani.

Accorsi ha condiviso alcune riflessioni sulla crescente protezione che i genitori esercitano sui figli, affermando: «Proteggiamo troppo i nostri figli e la scuola li controlla eccessivamente. Anche falsificare una firma può insegnare qualcosa. Ho imparato dalla mia esperienza: presi decisioni sbagliate, come scegliere il liceo sbagliato, e per evitare di stare in classe, firmavo le giustificazioni al posto dei miei genitori. È fondamentale lasciare una certa autonomia ai ragazzi; siamo diventati troppo invadenti. Dobbiamo concentrare le nostre energie nel fare i conti con noi stessi e nell'insegnare loro a essere responsabili».

Accorsi ha anche osservato come spesso gli adulti parlino dei giovani senza dar loro voce. «Sento sempre gli adulti discutere dei ragazzi, mentre dovremmo considerare ciò che sentono loro! Sbaglio ogni giorno come genitore. Ricordo un tempo in cui la disattenzione era sana; tornavo a casa in motorino di notte, rischiando la vita immerso nella nebbia. Oggi, nonostante i dati mostrino che le nostre città sono più sicure di una volta, viviamo nel terrore».

Immedesimarsi nel personaggio di Pietro non è stato semplice per Accorsi. «Ho cercato di entrare nella sua mente, ma non saprei come avrei reagito in una situazione così estrema», ammette. «La vita presenta sfide inaspettate e certe esperienze le scopri solo vivendole; spero di non dover mai affrontare una situazione del genere. Gestire una famiglia allargata comporta già le sue complessità e so bene cosa significhi».

Il film, quindi, non è solo una storia di eventi drammatici ma anche una riflessione sulla genitorialità e sulla necessità di lasciare spazio ai giovani per crescere e imparare dai propri errori.