Sorrento, la madre del ragazzo aggredito dal branco: "Spero che gli aggressori di mio figlio possano essere rieducati"
2024-12-01
Autore: Francesco
Testimonianza della madre
«Mio figlio è un ragazzo generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri. È intervenuto per difendere un amico, e sono certo che lo rifarebbe». Queste sono le parole di Alessandra, madre di C. G., un diciottenne brutalmente picchiato il 16 ottobre a Sorrento da un gruppo di sei ragazzi, tutti tra i 18 e i 20 anni. L'aggressione, avvenuta con pugni e calci, è stata particolarmente violenta, tanto che C. ha subito un intervento chirurgico per ricostruire il suo volto e ora la sua prognosi è lunga e incerta.
«Ha rischiato la vita. È tornato a casa di notte senza dirci nulla, ha dormito con la mandibola fratturata. Poteva morire nel sonno… Solo la mattina dopo ci siamo accorti di quanto fosse successo», racconta la madre con una voce rotta dall'emozione.
Dopo un'indagine rapida della Procura di Torre Annunziata e dei carabinieri di Sorrento, gli aggressori sono stati posti agli arresti domiciliari. «Ringraziamo di cuore i magistrati e le forze dell'ordine per il supporto che ci hanno dato in questo momento così difficile», aggiunge Alessandra, visibilmente provata dalla situazione.
Le condizioni di C.
Ma come sta C. adesso? «Migliora lentamente. Sono passati 15 giorni e ora è a casa, riaccolto a scuola con grande affetto. Vuole riavere una vita normale», afferma la madre.
La famiglia sta cercando di affrontare la situazione. «Siamo sollevati che nostro figlio sia a casa, ma non possiamo dire che stiamo bene. La violenza giovanile è un problema serio, e siamo preoccupati per gli altri ragazzi che, come lui, ne stanno facendo esperienza», continua Alessandra.
La madre non ha ancora avuto il coraggio di chiedere a C. di raccontarle come sono andate le cose quella notte. «Sfido ogni madre a vivere un'esperienza simile. Non me la sento ancora di affrontare la situazione», confessa.
Un momento traumatizzante
«Quando abbiamo visto nostro figlio tornare con il volto coperto dal cappuccio e dal cappello, non sapevamo cosa pensare. Abbiamo capito solo la mattina dopo, quando si è mostrato in tutta la sua gravità. Stava perdendo un occhio a causa delle emorragie», racconta, visibilmente scossa.
Il silenzio degli aggressori
E riguardo ai genitori degli aggressori? «Nessuno si è fatto sentire per scusarsi o offrire supporto. Non ho bisogno delle loro scuse. Mio figlio ha bisogno solo della sua famiglia», afferma decisa.
Un appello alla rieducazione
Alessandra esprime il desiderio di rieducare i ragazzi responsabili della violenza al fine di evitare episodi simili in futuro. «Spero che possano imparare a rispettare la vita degli altri. Dobbiamo dar valore alla vita giovane. La comunità di Sorrento è stata molto solidale, e questo è un aspetto positivo in un momento così difficile», conclude la madre.
Una riflessione necessaria
In un mondo dove la violenza sembra dilagare, Alessandra lancia un appello: «Riflettiamo su come stiamo educando i nostri figli. È fondamentale promuovere una cultura di rispetto e protezione, così che non ci siano più genitori costretti a vivere simili drammi».
Conclusione
La testimonianza di Alessandra mette in luce non solo il dramma vissuto dalla sua famiglia, ma anche la necessità di affrontare il problema della violenza giovanile con serietà e determinazione.