Mondo

Sentenza Shock: Greenpeace Condannata a Pagare 660 Milioni per le Proteste al Dakota Access Pipeline

2025-03-20

Autore: Sofia

Un tribunale di Mandan, North Dakota, ha emesso una sentenza senza precedenti contro Greenpeace, costringendo l'organizzazione ambientalista a versare ben 660 milioni di dollari (oltre 600 milioni di euro) alla Energy Transfer, una potente compagnia texana attiva nel settore del trasporto e stoccaggio di combustibili fossili. Questa causa risale alle imponenti proteste del 2016 e del 2017 contro il Dakota Access Pipeline, un oleodotto che ha sollevato forti contestazioni da parte di nativi americani e attivisti ambientalisti.

La Energy Transfer aveva inizialmente richiesto circa 300 milioni di dollari (275 milioni di euro) in danni, ma la giuria ha deciso di raddoppiare tale somma in un verdetto che ha colto di sorpresa molti analisti legali. Greenpeace ha già annunciato l’intenzione di fare appello contro questa decisione devastante, rilevando il rischio concreto di compromissione della propria attività in seguito a una condanna così pesante.

La città di Mandan si trova a circa 80 chilometri dalla riserva di Standing Rock, il fulcro delle manifestazioni. Il Dakota Access Pipeline, che trasporta il greggio dalla Bakken Formation all'Illinois, attraversa territori contestati e ha attirato l'attenzione internazionale per le sue implicazioni ambientali e culturali. Gli oppositori sostengono che l'oleodotto minacci le acque del fiume Missouri, la fonte principale d'acqua per la comunità dei Sioux, e pregiudichi terre sacre.

Nonostante la deviazione del percorso del pipeline, le proteste hanno visto la partecipazione di migliaia di attivisti, celebrità e membri di altre tribù, culminando in scontri violenti con le autorità e danni ingenti. Dal 2016, il movimento ha attirato l'attenzione globale sulla lotta per la giustizia ambientale dei nativi americani.

Nel 2019, la Energy Transfer ha accusato Greenpeace di fomentare le proteste e di diffondere disinformazione, sostenendo di aver subito ingenti danni economici. Il verdetto ha visto Greenpeace ritenuta colpevole di violazione della proprietà privata, diffamazione e complotto.

Un portavoce di Greenpeace ha dichiarato che il loro ruolo nelle manifestazioni è stato marginale e che tali azioni legali mirano a soffocare il diritto alla libertà di espressione e di protesta pacifica, un principio sancito dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Questa sentenza potrebbe avere ripercussioni significative sulle future proteste e sul modo in cui le ONG possono operare nel contesto delle lotte ambientaliste.