
Ritorna la leva obbligatoria? Le probabili conseguenze del riarmo degli Stati UE
2025-04-05
Autore: Giulia
Il dibattito sulla possibile reintroduzione della leva obbligatoria in Europa si intensifica, alimentato da figure di spicco come Roberto Saviano. Durante un recente intervento a Otto e mezzo su La7, Saviano ha sottolineato che se la politica di riarmo europea dovesse prendere piede, la leva obbligatoria potrebbe essere estesa anche alle donne. Questo potrebbe rappresentare un cambiamento storico per l'Unione Europea, dove attualmente il servizio militare è previsto solo per gli uomini in pochi Stati membri.
La questione del riarmo non è solo una discussione teorica. Con l'impossibilità di formare un esercito comune europeo, i singoli Paesi dell'UE si stanno preparando a dotarsi di forze armate autonome e a investire in armamenti. Tomaso Montanari, rettore dell'Università per Stranieri di Siena, ha messo in guardia sui costi umani di questa nuova corsa agli armamenti, affermando: “La pace non è gratis, ma nemmeno la guerra lo è”. I cittadini europei, ha avvertito, dovrebbero rendersi conto che prepararsi alla guerra significa coinvolgere le vite dei giovani in possibili conflitti futuri.
Montanari ha inoltre messo in evidenza il problema del federalismo in Europa, sostenendo che la continua priorità degli interessi nazionali ostacola la creazione di una politica di difesa comune. “Siamo di fronte a una somma di egoismi, non a una vera comunità. Se pensiamo che questo problema possa essere risolto con le armi, rischiamo di fallire come classe dirigente", ha dichiarato.
Saviano ha sottolineato ulteriormente queste preoccupazioni, affermando che la leva obbligatoria potrebbe diventare una realtà in tutti gli Stati europei. La necessità di un esercito unito e pronto all’azione può essere alimentata dalla crescente insicurezza globale, ma le sfide strategiche non mancheranno. Ci si chiede: è l'Europa realmente sotto minaccia dall'esterno, come suggeriscono alcuni analisti, oppure si tratta di una strategia per finanziare le industrie belliche a scapito dello stato sociale, riducendo le risorse destinate alla salute e all'istruzione?
In un contesto in cui potenze come la Russia e la Cina mostrano cautela nei confronti dell'Europa, è lecito interrogarsi sul perché si continui a investire nel riarmo invece di promuovere un dialogo pacifico. La Russia, nonostante le tensioni geopolitiche, ha storicamente una forte tradizione culturale e legami con l'Occidente: perché scegliere di bombardare l’Europa, la culla della cultura e dell’arte? La Cina, dal canto suo, potrebbe non guadagnare alcun beneficio dallo scontro con l'Europa e preferire piuttosto mantenere la stabilità economica essendo strettamente interconnessa con i mercati europei.
Un’iniziativa di riarmo potrebbe rappresentare dunque una reazione a timori infondati, distraendo l’Unione Europea dalle vere sfide del nostro tempo, come il cambiamento climatico, le pandemie e le disuguaglianze sociali. È tempo per i leader europei di riflettere seriamente sulle reali necessità e di considerare se la costruzione di un'armata europea possa realmente portare a una maggiore sicurezza o, invece, all'esplosione di nuove tensioni. Questo è solo l'inizio di un dibattito cruciale che non può essere ignorato.