Finanze

Riapertura del Concordato Preventivo Biennale: Ci Aspetta una Nuova Fase?

2024-11-03

Autore: Sofia

Il Concordato Preventivo Biennale è di nuovo al centro dell'attenzione, con indiscrezioni che suggeriscono una possibile riedizione del patto con il Fisco, mentre si attendono ancora i dati definitivi sulle adesioni.

Negli ultimi giorni, è emerso che le iscrizioni al concordato potrebbero attestarsi attorno al 15% dei beneficiari, ovvero circa 700 mila partite IVA hanno accettato l'offerta dell’Agenzia delle Entrate, rispetto a un totale di 4,7 milioni di partite IVA coinvolte. Ma non si parla solo di adesioni: ciò su cui tutti concentrano l'attenzione è il gettito che potrà derivarne.

La scadenza fissata al 31 ottobre ha generato confusione, poiché si era ipotizzato un prolungamento, che è stato prontamente smentito. Ad oggi, solo chi ha dichiarato la propria adesione nelle dichiarazioni del reddito 2024 può beneficiare di questo accordo e dell’annullamento di eventuali sanzioni fiscali.

Ma quali potrebbero essere realmente i frutti di questa iniziativa? Il governo si aspetta di incassare almeno 2 miliardi di euro in più grazie a questo strumento, necessari per l'attuazione di una nuova riduzione delle aliquote IRPEF.

Il Viceministro Leo è fiducioso e sottolinea che ogni euro in più che entrerà nelle casse dello Stato sarà considerato un successo. Tuttavia, l'impatto effettivo del Concordato sarà determinato solo dai dati che arriveranno a breve.

Il presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti, Elbano de Nuccio, ha aperto la strada alla possibilità di una riapertura del concordato per il biennio 2024-2025, affermando che ciò rappresenterebbe un'importante opportunità per chi non ha avuto tempo di riflettere sull’adesione alla proposta iniziale.

Ma come potrebbe essere accolta una nuova apertura da parte dei professionisti e degli esperti del settore? Negli ultimi mesi, i commercialisti hanno dovuto navigare tra una serie di decreti correttivi e circolari in continua evoluzione, generando non poca frustrazione. La possibilità di estendere i termini fino al 31 dicembre sarebbe vista come un atto tardivo, necessario per valutare pro e contro del concordato, ma al contempo potrebbe significare un’ammissione di fallimento da parte del Ministero dell'Economia.

Un tema che continua a sollevare interrogativi è il metodo stesso del concordato, lo strumento considerato cruciale dal Governo ma gestito in modo piuttosto disordinato. Inoltre, l’aspetto della legittimità costituzionale del patto con il Fisco, che blocca le imposte dovute per il biennio, continua a sollevare polemiche, in quanto potrebbe violare i principi di progressività e capacità contributiva previsti dall’articolo 53 della Costituzione.

Parallelamente, si inizia a discutere della Legge di Bilancio 2025, tema interconnesso con la questione del concordato. In ballo c’è la possibilità di utilizzare le entrate derivanti dal concordato per attuare una riduzione dell’aliquota IRPEF o estendere il regime forfettario per le partite IVA fino a 100.000 euro.

Situazioni insidiose continuano a emergere, compresa la controversa web tax che potrebbe disciplinare tutte le attività digitali, comprese le start-up e le PMI. Inoltre, ci sono già proposte di emendamenti che mirano a ripristinare la progressività dell'imposta e rivedere il canone Rai, aumentando il costo da 70 a 90 euro nel 2025: una decisione che ha sollevato un vespaio di polemiche.

Insomma, novembre si preannuncia un mese cruciale per capire le direzioni future e quali misure potrebbero essere confermate o modificate, con il concordato che promette di continuare a catalizzare opinioni e reazioni.