Raoul Bova: Dalla timidezza al set di Hollywood, la sua incredibile storia e il bacio con Madonna
2024-11-09
Autore: Matteo
Raoul Bova, noto attore italiano, racconta la sua sfida all'inizio della sua carriera, quando le feste non erano esattamente il suo forte. «Ero molto timido, mi vergognavo a ballare e spesso restavo in disparte, chiacchierando ma senza mai osare», confessa in un’intervista al Corriere della Sera. La sua passione per il cinema emerse più tardi, ma non senza ostacoli: «Anche quando ero a scuola, odiavo le interrogazioni. Un prof mi aveva persino detto di non cantare a voce alta durante una recita, causando in me una vera e propria crisi».
Raoul ricorda il momento in cui si è trovato a dover affrontare il rigido mondo dello spettacolo: «Mi convocarono al Teatro Sistina per un provino a cui ambivano Trovajoli e Garinei per 'Ciao Rudy'. Mi confortarono dicendomi che Mastroianni cantava peggio di me, il che non mi consolò molto».
Ma non è solo in canto e ballo che Bova ha trovato difficoltà. Rievocando le sue prime esperienze sul set, racconta di come si sentisse imbarazzato di fronte a scene di passione: «Girando 'La Lupa' con Monica Guerritore, il marito regista mi esortava a essere più focoso. Io ero paralizzato dalla timidezza». Fu il suo primo film, 'Mutande Pazze', a sfidarlo a sedurre una splendida Eva Grimaldi, ma «mi sentivo sempre a disagio».
La sua esperienza più memorabile è stata il bacio con Madonna, che ammette di avere vissuto con molta ansia. «Non avevo idea di come si dovesse baciarsi e abbracciarsi in un film. Fu Lina Wertmüller a insegnarmi i segreti degli incontri intimi davanti alla telecamera. Era fondamentale restare concentrati sul personaggio». Tra i dettagli che la regista gli insegnò, c'erano delle tecniche di bacio che potevano sembrare bizzarre, come non coprire mai l'attrice durante una scena. «Il momento più erotico è quello dello sguardo prima del bacio», spiega con un sorriso.
Anche con Angelina Jolie, che incontrò durante un provino per 'Tomb Raider', la sua innata timidezza si fece sentire. «L'ansia mi fece fare un disastro totale al provino finale. Ma quando ci siamo reincontrati a una festa, mi disse che faceva il tifo per me», ricorda con nostalgia.
Riguardo alla sua bellezza, Raoul ha realizzato di essere attraente quando era piccolo. «Quando andavo al mercato con mia madre, gli altri ci regalavano sempre qualcosa. Ma fino ai 18 anni, ero un po' invisibile. La mia vita non era così affascinante, facevo sport a orari impossibili e arrivavo a scuola stanco e pallido, mentre gli altri sembravano prendersi cura di sé».
Oggi, però, Bova riconosce che la bellezza porta con sé delle aspettative. Spesso le persone lo vedevano come un oggetto da ammirare, piuttosto che un uomo con cui conversare. «Non mi piace chi si lamenta dei complimenti, poiché la bellezza può anche essere un’opportunità. Ho sempre voluto dimostrare che c'è molto di più dentro di me oltre l’aspetto fisico».