"Quanti altri giornalisti dobbiamo piangere affinché il mondo si svegli?": il toccante discorso del reporter di Gaza
2025-01-12
Autore: Maria
Il discorso del giovane reporter di Gaza
"Ho voluto alzare la voce contro l'indifferenza internazionale nei confronti dei giornalisti palestinesi". L'emozionante intervento del giovane reporter di Gaza, Abubaker Abed, ha scosso le coscienze durante una conferenza stampa dedicata alla memoria dei suoi colleghi, vittime della violenza israeliana. L'ultimo di loro, Sa'ed al-Nabhan, è stato tragicamente ucciso da un cecchino mentre cercava di documentare il soccorso di feriti in seguito a un bombardamento.
Con le immagini dei giornalisti assassinati in mano, Abed ha sottolineato un concetto straziante: "Abbiamo assistito alla morte dei nostri colleghi in modi inimmaginabili: smembrati, inceneriti, mutilati. Eppure, continuiamo a raccontare la verità. Ma quanto sangue ancora deve essere versato affinché la vostra coscienza si risvegli?".
Il dramma dei giornalisti palestinesi
Il discorso, avvenuto il 9 gennaio, ha fatto seguito alla morte di Omar al-Deirawi a Deir al-Balah, un altro segnale della continua strage dei giornalisti palestinesi, che costituiscono l'unica voce che documenta ciò che accade nella Striscia di Gaza. Secondo il sindacato palestinese, oltre 200 giornalisti sono stati uccisi da inizio ottobre, tra cui cronisti, videomaker e fotografi.
Il doppio standard internazionale
Abed ha messo in luce un drammatico doppio standard: "Se fossimo ucraini, europei o di qualsiasi altra nazionalità, il mondo si indignerebbe. Ma poiché siamo palestinesi, sembra che il nostro unico diritto sia quello di morire". Il reporter ha quindi lanciato un appello accorato alle organizzazioni internazionali, esortandole ad unirsi per porre fine al massacro e a proteggere i giornalisti in prima linea.
La necessità di una risposta internazionale
La pressione internazionale è fondamentale, non solo per garantire la sicurezza dei giornalisti a Gaza, ma anche per difendere il diritto di ogni persona a essere informata sui conflitti. La comunità globale deve rispondere a questa crisi umanitaria, altrimenti corre il rischio di restare complice dell'indifferenza. Il giornalismo non è un crimine, e Abubaker Abed ha invitato tutti a "stare dalla nostra parte", perché la verità deve prevalere e i diritti umani devono essere rispettati. Se non ora, quando?"