
Perché ci sentiamo sempre stanchi? Scopri il ruolo dei mitocondri e come lo stress influisce sulla nostra energia
2025-03-17
Autore: Giovanni
La stanchezza cronica è un problema comune, e recenti ricerche hanno rivelato che non dipende solo dalle condizioni fisiche, ma anche da come il nostro cervello percepisce l'energia a disposizione del corpo.
Secondo uno studio condotto su dati di 32 paesi, addirittura 1 adulto su 5 lamenta livelli di affaticamento significativi. Questo fenomeno, noto come TATT (tired all the time), ha spinto gli scienziati a indagare più a fondo. La situazione sembra paradossale: sebbene molti abbiano accesso a più calorie di quante ne consumino, crescono i casi di stanchezza.
Ma cosa significa realmente "avere energia"? Tradizionalmente, la medicina ha trascurato di definire questo concetto, lasciando spazio a miti alimentari e integratori che promettono di aumentare l'energia. Nuove scoperte suggeriscono che la percezione di affaticamento è fortemente influenzata dalla quantità di energia che il cervello ritiene sia disponibile per le nostre cellule in un determinato momento.
Il mistero dell'enterocezione
L'enterocezione è un meccanismo attraverso il quale il cervello interpreta i segnali provenienti dal nostro corpo. Questo processo è fondamentale per capire come il cervello valuta il nostro stato energetico. In questo scambio costante corpo-cervello, i mitocondri, le "centrali elettriche" delle cellule, giocano un ruolo cruciale. Quando i mitocondri non funzionano in modo efficiente, ci sentiamo stanchi e privi di energia.
La scienza ha dimostrato che i mitocondri possono "spegnersi" in seguito a un eccesso di carburante: se il corpo riceve troppe risorse tutte insieme, i mitocondri vanno in pausa, lasciandoci una sensazione di stanchezza anche se l'apporto energetico è adeguato.
Stress e energia: un potente legame
Oltre ai mitocondri, lo stress gioca un ruolo significativo nell'affaticamento. Uno studio ha dimostrato che lo stress aumenta del 60% il tasso di consumo energetico delle cellule. Questo avviene perché i mitocondri producono anche cortisolo, l'ormone dello stress, che informa il corpo che non ha energia sufficiente per affrontare le sfide.
Le neuroscienziate come Lisa Feldman Barrett evidenziano che il cervello elabora costantemente informazioni sensoriali e adegua la propria percezione dell'energia in base a queste informazioni. Questo spiega perché possiamo sentirci stanchi anche dopo un buon sonno, o viceversa, recuperare energia alla notizia di una buona nuova.
L'impatto dell'invecchiamento sulla fatica
Un interessante biomarcatore legato all'energia è GDF15, una molecola rilasciata dalle cellule sottoposte a stress. Questa molecola aumenta nel sangue con l'età e sembra fungere da segnale al cervello di risparmiare energia. Più invecchiamo, maggiori sono i livelli di GDF15, e questo potrebbe spiegare perché ci sentiamo più stanchi con il passare del tempo. Il ricercatore Martin Picard suggerisce che i sintomi della fatica siano legati a cellule che accumulano danni senza riuscire a soddisfare le richieste energetiche di riparazione.
Strategie per combattere la stanchezza
Data la complessità del fenomeno, è fondamentale adottare strategie quotidiane che possano migliorare la nostra percezione di energia. Attività come meditazione e preghiera possono contribuire a ridurre il bisogno di risparmiare energia. Anche la dieta e l'esercizio fisico sono essenziali: snack zuccherati danneggiano l'umore e l'energia, mentre l'attività fisica promuove la sostituzione dei mitocondri inefficienti con quelli più funzionali. Infine, occorre ricordare l'impatto delle persone con cui interagiamo: una buona compagnia può aumentare i nostri livelli di energia.
Con queste nuove intuizioni scientifiche, possiamo affrontare meglio la nostra stanchezza e migliorare la qualità della nostra vita.