"Per i pazienti cronici, la sanità diventa una Via Crucis: un'emergenza che preoccupa in un'Italia ininvecchiata. La politica deve investire in cure, non in armi."
2025-01-13
Autore: Giovanni
La situazione dei pazienti cronici in Italia
Il professor Loreto Gesualdo, presidente della Federazione Italiana Società Medico-Scientifiche (Fism) e ordinario di Nefrologia presso l'Azienda ospedaliera universitaria del Policlinico di Bari, ha descritto la situazione attuale dei pazienti cronici in Italia come una vera e propria "Via Crucis". Questo perché i pazienti si trovano a dover affrontare un incessante viaggio fra medici di base e specialisti, perdendo tempo, energia e risorse. Con il crescente invecchiamento della popolazione e la riduzione delle risorse disponibili, il nostro Servizio Sanitario Nazionale si trova ad affrontare sfide senza precedenti. Gesualdo sottolinea l'urgenza di un'integrazione efficace tra assistenza ospedaliera e territoriale, per evitare che il sistema sanitario imploda nei prossimi anni.
Un cambio di paradigma necessario
Un cambio di paradigma è urgente per affrontare non solo le emergenze, ma anche la complessità delle malattie croniche, fondandosi su un approccio multidisciplinare. In particolare, è fondamentale che i pazienti cronici siano ricoverati in ospedale solo nelle fasi acute della malattia, riducendo il tempo speso fra le mura ospedaliere.
Liste d'attesa insostenibili
Le liste d'attesa, soprattutto nei Pronto Soccorso, sono diventate insostenibili; spesso, questi reparti sono affollati perché mancano le strutture adeguate sul territorio per seguire i pazienti dimessi. A questo proposito, Gesualdo afferma che "il paziente cronico deve restare in ospedale il minor tempo possibile, e solo quando strettamente necessario".
Criticità nella gestione delle malattie croniche
La situazione attuale presenta criticità significative. Prendiamo ad esempio un paziente che soffre di diabete, insufficienza renale e scompenso cardiaco: questo individuo deve ricevere assistenza da più specialisti, rendendo complicata la sintesi delle informazioni per il medico di medicina generale. Questo crea inefficienze, specialmente per gli anziani non autosufficienti, che necessitano di essere accompagnati.
La digitalizzazione come opportunità
La digitalizzazione del sistema sanitario nazionale rappresenta un'opportunità imperdibile. Piattaforme di e-Health e il fascicolo sanitario elettronico possono diventare strumenti cruciali nel miglioramento dei servizi. Immaginate un sistema in cui il medico di base, dopo aver diagnosticato una problematica, possa interfacciarsi istantaneamente con altri specialisti per formulare un piano terapeutico condiviso. La tecnologia e l'intelligenza artificiale devono diventare parte integrante della sanità del futuro, permettendo diagnosi più rapide e precise, e liberando tempo prezioso per i medici.
Necessità di investimenti nella sanità
Tuttavia, per realizzare questi cambiamenti è necessaria una maggiore disponibilità di risorse. Il ministro della Salute, Schillaci, ha chiesto più investimenti, ma senza una crescita del PIL, è difficile trovare i fondi necessari. La salute deve essere considerata un investimento, e non un costo, e questo significa incrementare gli organici, a partire dagli infermieri, di cui l'Italia soffre una grave carenza. L'OCSE ci colloca tra gli ultimi Paesi per rapporto infermieri/popolazione.
Disuguaglianze economiche e sanità
Le disuguaglianze economiche influenzano profondamente la gestione delle patologie croniche. La maggior parte dei pazienti cronici in Italia vive in condizioni di reddito basso, che si traduce in una spesa sanitaria elevata, spesso coperta direttamente dai cittadini. Attualmente, questa spesa privata ammonta a circa 40 miliardi di euro, e considerando l’economia sommersa, la cifra potrebbe arrivare fino a 65 miliardi. È fondamentale reindirizzare queste risorse verso il sistema sanitario pubblico, affinché le cure siano accessibili a tutti.
Eliminare le disparità regionali
Quando si parla di sanità, è cruciale che vengano eliminate le disparità tra le diverse regioni del paese, soprattutto in quelle del Sud, dove i servizi sono gravemente sottofinanziati. La Puglia, ad esempio, ha 25mila unità sanitarie in meno rispetto all'Emilia-Romagna, a parità di popolazione. È essenziale che tutte le regioni siano in grado di offrire servizi omogenei, elevando la qualità delle cure disponibili. La riorganizzazione del sistema sanitario deve essere una priorità, volta a separare le competenze tra ospedali - che devono affrontare le acuzie - e territorio, che si deve occupare della gestione delle cronicità.