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Orrore a Padova: Ex detenuto sequestra e violenta una donna, arrestato dopo 24 ore

2025-04-15

Autore: Giulia

Fabbricante di incubi: Il dramma di una donna albanese

Un incubo si è materializzato a Padova quando un 36enne kosovaro, uscito dal carcere da meno di 24 ore, ha sequestrato e violentato più volte una donna, brandendo una pistola. La vittima, una 37enne albanese, è riuscita a fuggire da un appartamento abbandonato dove era stata rinchiusa, contattando la polizia e scatenando una corsa contro il tempo per ritrovare il suo aguzzino.

Il piano diabolico: come tutto è cominciato

Nelle prime ore di sabato, la donna ha ricevuto una telefonata inquietante da un uomo sconosciuto, il quale ha affermato di avere notizie cruciali riguardo al suo figlio diciottenne, insinuando che fosse in grave pericolo. Ingenuamente, la donna è scesa in strada, dove l'aggressore, con una pistola a vista, l'ha costretta a seguirlo in un appartamento.

L'incubo continua: ore di terrore e violenza

Una volta lì, il kosovaro, dopo aver assunto cocaina, ha costretto la donna a subire ripetute violenze sessuali per circa due ore, sempre sotto la minaccia della pistola. La situazione è degenerata fino al momento in cui l'aguzzino ha ricevuto una telefonata dal figlio della donna, che lo informava che non era in pericolo. Questo ha fornito alla donna l’opportunità per fuggire e chiedere aiuto.

Caccia all'uomo: la polizia in azione

Gli agenti hanno avviato immediatamente le ricerche, setacciando diverse aree di Padova. Finalmente, dopo due giorni di indagini, sono riusciti a localizzare l'appartamento dove il soggetto si era rifugiato. L'irruzione ha avuto luogo nelle prime ore del mattino, durante la quale il kosovaro, già con un lungo elenco di precedenti penali, è stato arrestato mentre dormiva.

Le reazioni choc alle violenze inaudite

L'accaduto ha suscitato forti reazioni, incluso quella del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha definito questo episodio "inaudito e intollerabile". Ha affermato che non c'è posto in Veneto per chi commette crimini così efferati e ha richiesto maggiore vigilanza sui soggetti con precedenti penali. "Ogni atto di violenza contro le donne deve essere denunciato e perseguito con la massima severità", ha aggiunto Zaia.

Domande senza risposta: perché era già libero?

Il caso solleva interrogativi inquietanti, comprese le ragioni per cui il kosovaro, noto per la sua pericolosità, fosse ancora libero di muoversi nel nostro Paese. Questo episodio rimane un triste promemoria sulla necessità di proteggere le donne e di applicare le leggi con la giusta severità. La società tutta deve unirsi contro tali atrocità e garantire un futuro più sicuro per tutti.