Olimpia Milano travolta dall'Efes: la débâcle lascia senza parole
2025-01-24
Autore: Sofia
Che sconfitta! L'Olimpia Milano crolla senza neppure provare a lottare contro l'Efes a Istanbul. La squadra turca ha dominato dall'inizio alla fine, nonostante le assenze e i problemi del gruppo biancorosso. In quaranta minuti, la formazione di Ettore Messina è apparsa totalmente inadeguata alla competizione, contrariamente a quanto visto fino a ora.
A metà partita, Nico Mannion ha usato il termine « inaccettabile », un giudizio che possiamo condividere. La sconfitta finale è stata schiacciante: 110-66. L'Olimpia ha avuto un 13/32 da due e un 10/28 da tre, con ben 13 palle perse, di cui 13 solo da Brooks. Dall'altro lato, l'Efes ha sfondato con un 17/27 da tre, trascinato da un Beaubois stratosferico.
La partita
Senza Nikola Mirotic e Josh Nebo, l'Olimpia aveva bisogno di velocità e di tiri dall'arco per mettere in difficoltà un'Efes desiderosa di ritrovare la forma dopo il cambio di allenatore. Le prime indicazioni dalla partita parlano chiaro: 9 punti in 10 minuti, 1/11 da due, 1/7 da tre e ben 4 palle perse. La domanda sorge spontanea: «Ma che squadra è questa?». Nonostante l'ottimo inizio di EuroLeague, l'assenza dei titolari si è fatta sentire, e l'atmosfera sembrava quella di una disfatta imminente.
Le somiglianze con le pesanti sconfitte contro Panathinaikos e Partizan non possono essere ignorate. Shane Larkin ha fatto il bello e il cattivo tempo per l'Efes, che ha chiuso il primo tempo con un impressionante 69,2% da tre, sfruttando spazi enormi, quasi imbarazzanti, mentre i giocatori di Milano parevano non trovare una risposta difensiva.
Dopo 20 minuti, i turchi avevano già 10 uomini a referto, mentre l'Olimpia faticava con un 5/16 da due e un 5/17 da tre, con Bortolani e Tonut in panchina. Ettore Messina, al rientro nel secondo tempo, ha mostrato rassegnazione, mentre la ripresa si è trasformata in una vera e propria mattanza, con un passivo di -44 toccato dopo solo 28 minuti di gioco.
Le assenze di Mirotic, Nebo, Causeur e Diop sono una parziale giustificazione, ma è chiaro che senza un minimo di durezza e miglior percentuali, la formazione di Messina ha affrontato la sua kryptonite. Oggi le domande rimangono senza risposta. È evidente una fragilità che si è manifestata fin dall'inizio della stagione, con diversi elementi che sembrano regredire di fronte alle difficoltà. Dimitrijevic, rientrato in campo, è più un problema che una risorsa.
Zach LeDay ha lottato oltre le proprie forze e ha rinunciato a tiri da tre, ma non è stato sufficiente, mentre la panchina è tornata a non offrire alcun contributo. La fiducia è scesa, e il solo Freddie Gillespie ha cercato di dare una scossa, nonostante i suoi limiti.
A Istanbul, si chiude con un passivo umiliante. È tempo di un esame di coscienza: le prospettive negative devono essere affrontate seriamente, per evitare che questa debacle diventi una costante della stagione.