
Ogni 40 secondi una vita si spegne: la battaglia contro il suicidio nei giovani
2025-09-10
Autore: Maria
La realtà del suicidio giovanile è terribile e inquietante. In una giornata piovosa a Milano, un giovane di soli 15 anni ha deciso di togliersi la vita, gettandosi dal quarto piano. Una tragedia che fa eco a storie passate, come quella dei gemelli Federico e Massimiliano, che nel 1991, a soli 20 anni, furono catturati da un destino tragico.
Federico si è impiccato a un albero, seguito a ruota da Massimiliano, che, nel tentativo di trovarlo, ha condiviso lo stesso tragico destino. Questi eventi drammatici ci ricordano l'urgente necessità di affrontare il tema del suicidio tra i giovani, spesso immersi in una profonda solitudine.
Anna Poletti, madre dei due gemelli, ha trasformato il suo dolore in un messaggio di speranza attraverso il suo libro Ico e Mamo. Attualmente, condivide la sua storia nelle scuole, cercando di far comprendere ai giovani che la vita è bella e che nessuno dovrebbe mai considerare il suicidio come un'opzione.
Questo messaggio è particolarmente rilevante oggi, 10 settembre, in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Si stima che ogni 40 secondi una persona si toglie la vita, per un totale di circa 700.000 suicidi ogni anno nel mondo.
In Italia, con 3.748 suicidi, ci collochiamo al di sotto della media europea, ma non dobbiamo abbassare la guardia. La pandemia ha aggravato i problemi di salute mentale tra i giovani, evidenziando un aumento del 75% di accessi ai pronto soccorso per comportamenti suicidari rispetto agli anni precedenti.
Secondo un report dell'Unicef, il suicidio è tra le prime quattro cause di morte per i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni, con un crescente numero di adolescenti che sperimentano disturbi mentali.
Questa crisi di salute mentale richiede attenzione e azione. Mentre l'Italia ha un buon posizionamento per quanto riguarda la salute mentale, sono oltre 7.000 le persone che ogni anno contattano l'Associazione Telefono Amico con desideri suicidi. Molti di loro sono giovani, spesso vittime di bullismo, dipendenze o una solitudine profonda.
Giuseppe, un giovane milanese di 21 anni, ci ricorda l'importanza di affrontare questi temi. La sua storia, segnata dall'isolamento, racconta di come le proprie lotte interiori possano portare a decisioni estreme.
La chiave per combattere questa epidemia è il dialogo. Marco, il padre di Giuseppe, ha scritto un libro per facilitare una riflessione collettiva. Invita tutti a parlare e a condividere le proprie esperienze, perché solo così possiamo salvare delle vite.
La solitudine e la mancanza di comunicazione sono nemici silenziosi; parliamo, ascoltiamo, e insieme possiamo costruire un futuro più luminoso per i nostri giovani.