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Migranti: il Tribunale di Bologna solleva dubbi sui 'Paesi sicuri' portando il caso alla Corte Ue

2024-10-30

Autore: Alessandra

Il Tribunale di Bologna ha deciso di rimandare alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea la questione relativa al decreto governativo sui "Paesi sicuri", in particolare in riferimento al blocco dei trasferimenti di migranti in Albania. La questione centrale riguarda la definizione di "Paesi sicuri" e se le normative europee debbano prevalere in caso di conflitto con la legislazione italiana. Questo rinvio è stato sollecitato a causa di un ricorso presentato da un richiedente asilo proveniente dal Bangladesh contro la commissione per il riconoscimento della protezione.

Il Tribunale sottolinea che il concetto di "sicurezza" dovrebbe essere riesaminato, perché affermare che un Paese è sicuro solo sulla base del benessere della maggioranza ignora le problematiche e le esigenze delle minoranze vulnerabili. La giurisprudenza ha portato a considerazioni storiche: l'esempio della Germania nazista dimostra come un Paese possa essere considerato sicuro per la maggioranza ma non per gruppi specifici come ebrei, omosessuali e oppositori politici.

Il magistrato interroga le autorità su quanto sia efficace l'attuale normativa europea rispetto alla legge italiana, ponendo l'accento sulla specificità delle problematiche legate alla ricerca di protezione internazionale, in particolare per le minoranze etniche, le vittime di violenza di genere e le persone Lgbtqi+. Il tema degli sfollati climatici, crescente anche in Italia, è diventato una questione di giustizia e protezione internazionale urgente.

Secondo il Tribunale, il decreto attuale sembrerebbe più un atto politico, guidato da necessità di gestione del fenomeno migratorio e trama di difesa dei confini, piuttosto che basato su valutazioni obiettive delle condizioni nei Paesi designati.

Il vicepremier Matteo Salvini ha reagito in modo critico, sostenendo che i giudici non dovrebbero mettere in discussione le decisioni politiche del governo. "Se qualcuno si sente più vicino a orizzonti politici di sinistra piuttosto che a quelli legali, dovrebbe avere il coraggio di candidarsi alle elezioni", ha affermato.

Dall'altra parte, Riccardo Magi di +Europa ha accusato il governo di tentare di ignorare i vincoli del diritto europeo, mentre Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana ha avvertito sull'importanza di rispettare le norme internazionali. "Ignorare la realtà non farà altro che portare il Paese verso spirali di crisi", ha commentato. Questo episodio mette in luce un dibattito cruciale in Italia, dove la legislazione sull'immigrazione e i diritti umani si trovano spesso al centro di forti tensioni politiche e sociali.